Rassegna storica del Risorgimento
CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno
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1948
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pagina
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104
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104 V. E. Giunteli*
Grave inconveniente fn quello di aver voluto pubblicare lettere e per lo più importantissime del Conte di Cavour, a così poca distanza dalla morte di lui e dagli avvenimenti dei quali in esse si discorre, mentre 1*Austria dominava tuttora nel Veneto ed erano ancora viventi molti personaggi sul conto dei quali il Cavour aveva dato, in questa corrispondenza, giudizi molto severi, e, forse, anche non sempre ponderati.
Le lettere del Conte Camillo di Cavour scriveva il Berti nel citato articolo della Rivista Contemporanea rendono intiera l'immagine di lui, del suo potente ingegno, della sua indole subitanea ed energica. Nemico delle ambagie e delle circonlocuzioni, loda e censura senza reticenza e fa spesso aperti con singolare franchezza i suoi più riposti intendimenti. Non c'è uomo per quanto levato in grado che ei non misuri col suo giudizio e non infiori col suo epigramma fino ed arguto il quale gli cade dalla penna con quella fluidità che gli usciva dalle labbra ne' suoi privati colloqui. L'epigramma è per lui una specie di frase improvvisata che oltre al dar colore alle sue lettere, serve per disegnare e lumeggiare il profilo esteriore del suo ritratto. *)
Per dare un esempio di questi epigrammi, il Berti cita un passo di una lettera al Rattazzi, del 17 aprile 1856. Il Conte di Cavour, in quel tempo al Congresso di Parigi, riferisce di aver avuto in dono dall'Imperatore un vaso di porcellana di Sèvres, e commenta: Se Valerio lo sa, poveretto me; mi accuserà di aver venduto l'Italia!.2)
Il Berti omette il nome limitandosi a commentare: Era questi un deputato*
Commissione editrice dei Carteggi di Cavour. (Cfr. 17 Carteggio Cavour-Nigra dal 1858 al 1861, a cura della R. Commissione editrice, Bologna, 1926, prefazione).
Quando, nel 1876, il fondo Cavour fu restituito all'Archivio di Stato di Torino, molte lettere erano andate disperse. E anche da tener presente che la maggior parte degli originali delle lettere rimasero in possesso dei destinatari soltanto il Nigra restituì al Cavour le lettere e perciò risultano molto spesso irreperibili.
Nel 1885, Nicomede Bianchi scriveva in proposito: Elles sont éparses ga et là quoique conservées avèéìe plus grand som par les familles qui les regardent justement comme faisant partie de leur patrimoine particulier . (Nic. BIANCHI, La politique du comta de Cavour de 1852 à 1861, Torino, 1885, p. VII).
Cfr. T. Rossi e L. C. BOLLEA, Le carte del Conte di Cavour, in II Risorgimento Italiano. N. S voli. XI-XII (1918-1919), fase, in, p. 329.
*) D. BERTI, op. cu., p. 3.
Cfr. Nuove lettere inedite di Camillo Cavour, con prefazione, note di EDMONDO MAYOB, Torino, 1895, pp. XXII-XXIII.
Il Mayor così scrive: ... lettere di vari tempi, in cui troppo fiduciosamente* o, se vuoisi, troppo liberamente Cavour si esprime su uomini e cose, sono state da noi omesse o tronche. E ciò per un doveroso riguardo verso persone o personaggi, quali tuttora viventi quali spenti da poco. Parimenti,in più luoghi, stellette, iniziali e pontini hanno sostituito i nomi propri, specie quando gli apprezzamenti volgevano sul lato morale della gente, che sono i giudizi di cui ognuno si può a giusto titolo risentire e dolere. Michelangelo Castelli, lasciò scritto avere Cavour usato sempre poca riserva nelle sue lettere e la sua penna essere sempre stata più Ubera ed arrischlevole della sua parola.
2) D. BERTI, op. cit., pag. 43; L. CniALA, op. cit., voi. 2, p. 440; Cavour e VInghilterra, cit., voi. I, p. 479.