Rassegna storica del Risorgimento

CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno <1948>   pagina <113>
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Alcune osservazioni, ecc. 113
convenientemente l'incontro. L'autografo dice: Ieri mi sono trovato o tu per tu con Montalembert; malgrado la poca reciproca simpatia, fa forza il darci la mano.
Sia il Berti che il Ghiaia omettono la seconda proposizione del periodo, r la prima cosi modificano: Ieri mi sono trovato con Montalembert.
H testo della Commissione editrice e fedele all'autografo.
Frequenti sono, nelle lettere spedite da Parigi al Rattazzi, in occasione del Congresso di Parigi, gli accenni alla inettitudine del Cibrario a reggere il Mini­stero degli Esteri. Il Cavour si determinò nel proposito di indurre il Cibrario a dimettersi. Quanto si riferisce al Cibrario nelle lettere del 20 febbraio 1856, *) del 22 febbraio 1856,2) del 16 aprile 1856,3) fu dal Berti soppresso, mentre i testi data dal Cbiala e dalla Commissione editrice seguono l'autografo.
Dove, invece, il Berti e il Cbiala sono nuovamente d'accordo nel tagliare, è a proposito del seguente brano della lettera del 24 aprile 1856 da Londra: Cibrario è stato [troppo soddisfatto della mia ultima lettera; tuttavia mi ha lasciato un addentellato per aggiustare le cose come desideriamo. Se gli parlasse lo predisponga nella determinazione a cui dovremo invitarlo.4)
l) D. BERTI, op. cit., pp. 32-33; L. CBIALA, op. cir., voi. 2, p.396; Cavour e VInghiUerra cit., voi. 1, p. 192-193.
2> D. BERTI, op. cit., p. 38; L. CHIALA, op. cit., voi. 2, p. 398; Cavour e VInghilterra cit. voL. 1, pp. 198-199.
3) D. BEOTI, op. cit., p. 41-42; L. CHIALA, op. cit., voi. 2, p. 436; Cavour e VInghilterra cit., voi. 1, pp. 468-469.
4) D. BERTI, op. cit., p. 44; L. CHIALA, op. cit., voL 2, p. 442; Cavour e VInghilterra cit., voi. 2, parte la, p. 2-3. Segue l'autografo.
Il pretesto per spingere il Cibrario a presentare le dimissioni fu offerto al Conte di Cavour da un dispaccio che, in termini poco cortesi, il Cibrario stesso aveva diretto ad Hudson, rappresentante inglese a Torino, per chiedergli il con­corso di bastimenti inglesi per l'evacuazione della Crimea. Il Cavour se ne dolse con lui in maniera piuttosto secca ( L'arroganza non è fermezza e l'impertinenza, non può supplire alla vera energia). Il Cibrario, offeso, gli annunciò, l'8 aprile 1856, che avrebbe rassegnato le sue dimissioni. Cavour, il 12 aprile scriveva al Rattazzi di aver inviato al Cibrario una lettera studiatamente impertinente onde spingerlo a quel passo, pur riconoscendo che nel fatto specifico, Cibrario ha ragione. Nello stesso giorno avuta conferma per lettera dal Battezzi della deci­sione del Cibrario, scriveva a quest'ultimo una lettera nella quale, allo scopo di conservare i rapporti personali su un tono amichevole, si scusava in modo assai abile, dando colpa delle frasi, che eyentualensc avessero potuto offenderlo, al suo temperamento soggetto alle furie. E, con belle parole, cercava di calmarne l'ira, senza per altro, invitarlo a recedere dalla decisione presa : ne sono dolen­tissimo poiché prova essere irremovibile. Se non che nella lettera del 14 aprile 1856, il Cibrario si mostrò appunto troppo soddisfatto delle parole cortesi del Conte di Cavour, e pensò di poter restare nel ministero; soggiungeva, però:E io cancello dal mio cuore ogni ingrata memoria e vi dico eolla stessa lealtà che usate meco essere disposto a fare come vi aggrada; cioè a ritirarmi immediatamente se cosi vi talenta; a stare ancora qualche tempo se lo credete conveniente, pregan­dolo, per altro, che tenesse presente che la sua stanchezza, dovuta oltre che al lavoro ministeriale a disgrazie familiari, lo avrebbero costretto a chiedere per la prossima estate un discreto congedo. Era queBto l'addentellato al quale si riferiva il Conte di Cavour.
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