Rassegna storica del Risorgimento

CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno <1948>   pagina <116>
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LIBRI E PERIODICI
GIUSEPPE NUZZO, Tra ancien regime e Rivoluzione. La politica estarà napoletana avantila coalizione europea; volume I, Salerno, Avallone, 1946, in 8, pp. 151. S. p-
Il problema fondamentale della politica estera napoletana nella seconda metà del Settecento, sciolto il Regno dalla diretta dipendenza a Madrid ed a Vienna, si identificava con la preoccupazione di salvaguardare la sovranità dello stato nelle rela­zioni internazionali: di evitare cioè l'agganciamento ad una o ad un gruppo di potenze. Eira, in altre parole, il rifiuto di ogni politica dinastica, atteggiamento di cui si ebbe soprattutto chiara prova, dopo la traslazione di Carlo HI al trono di Spagna, con la non adesione al terzo patto di famiglia borbonico. Tale criterio d'azione politica si accompagna ad una diffidenza verso la Francia, ed ad una propensione verso l'Austria, determinata questa seconda indubbiamente dall'influenza di Maria Carolina. Però Fazione controrivoluzionaria, anglofila e filoaustriaca dell'Acton dopo il 1790 ha vol­garizzato un giudizio alquanto semplicistico sulla politica estera napoletana degli anni anche anteriori allo scoppio della Rivoluzione: l'essere stato cioè codesta politica essen­zialmente antifrancese per principio. Che tale interpretazione non sia esatta dimostra il Nuzzo sulla scorta di accurate ricerche archivistiche le quali, pur pervenendo da una parte a doverose rettifiche (p. ix: e non soltanto le sue dell'Acton tendenze politiche erano aliene da eccessive tenerezze per l'Inghilterra o per l'Austria, i costanti rivali della Francia, ma esse si improntavano di sospettosi atteggiamenti, a volte, verso-: la prima, di netta e quasi repugnante antitesi con gli interessi della seconda), dall'al­tra possono costituire una forte tentazione a fare dell'Acton una figura esemplare di politico d'equilibrio dell'ancien regime, e quindi razionalista, meccanicista, senza calore di vita e di sentimento. Il Nuzzo, a dir la verità, non cade in tale tranello, ma una suafrase(ap. 100 afferma che adesso uon la paura della rivoluzione, ma l'infelicità dei rapporti internazionali spianava il cammino alle personali propensioni di Maria Caro­lina) sembra giustificare ragionevolmente questo nostro timore. Si tratta in ogni modo di un prezioso contributo, sebbene un po' troppo sintetico, alla storia della poli­tica napoletana nella seconda metà del Settecento. Srrvrn TPrrnt IVT
ROBERTO TREKBU.ONI, Storia dell'industria italiana contemporanea; voi I: Dalla fine del Settecento all'Unità Italiana, Einaudi, 1947, in 8, pp. XXIH-286. L, 900.
Non copiosissima la letteratura storica dell'economia in Italia e relativamente scarso il numero degli studiosi seri che, svolgendo gli insegnamenti della storiografìa economico-giuridica del primo Novecento, non si siano lasciati attrarre dal fascino della metodologia eticopolitica crociana e dalla,sua problematica intesa agli univer­sali e tutta improntata di religione liberale. Specialmente le storie dell'industria italiana sono rare, e alPinfuori di quelle pregevolissime ma assai rapide del Barbagallo e del lavoro molto manchevole di Rodolfo Morandi, non esistono se non particolari saggi di ricerche o monografie limitate a problemi di carattere specifico o di ampiezza provinciale e regionale o di ambito cronologico ristretta. Saggi e monografie in generale buoni nel metodo e nei risultati (basti ricordare quelli ormai classici del Jacini, del Luzzatto, dell'Einaudi, del Ciasca), ma certo non sufficienti ad offrire messe di dati soddisfacenti a chi voglia affrontare le difficoltà e i rischi di una sintesi. Bene avverte questi rìschi e queste difficoltà il Tremclloni in una prudente premessa, nella quale traspare l'ammonimento esperto del presentatore dell'opera Luigi Einaudi, Rischi di costruire certe tesi generali su statistiche incomplete o inesatte o contraddittorie,