Rassegna storica del Risorgimento
CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
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1948
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pagina
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118
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118 Libri e periodici
contro la speculazione borsistica, contro l'istituto azionario. Le imprese più vaste per impianti e per capitali sorgono quindi generalmente ad opera di stranieri. L'azienda resta fondata su un regime patriarcale, sebbene le condizioni dell'operaio siano assai misere economicamente. Una discesa dei prezzi fino al 45 dal '18 al '49 aumenta, è vero, i salari reali, ma i problemi delle dorme e dei fanciulli acquistano aspetti tragici. I sistemi caritativi paternalistici continuano a dominare gli aforzi per la risoluzione del problema della miseria: pochissime sono, fino al '60, le Società di mutuo soccorso create dagli operai. I dazi accennano appena a diminuire e continuano a mantenere prospero il contrabbando.
E tuttavia vero che in questo trentennio dal '30 al '60 BÌ sviluppa una vastissima pubblicistica di carattere economico e tutto il movimento verso la libertà e l'unificazione politica sì sostanzia profondamente delle esigenze di libertà e di unità del mercato economico. La Lega doganale, prima del '48, l'Unità nazionale, nel decennio , sono le mete della classe economicamente e spiritualmente più attiva, la borghesia. Le ferrovie i trasporti marittimi, l'evoluzione della tecnica produttiva offrono gli atra* menti economici per quelle mete.
E cosi in questo periodo le industrie tessili BÌ fortificano ovunque e specialmente in Lombardia e in Piemonte. Sorge l'industria metallurgica in varie parti della Penisola e si articola in diverse branche produttive. Molte attività minori, dalla conciapelli alla chimica dei vetri e delle ceramiche e dei saponi, dagli zuccherifici alla fabbrica dei fiammiferi, si sviluppano inegualmente, ma con una certa consistenza.
Il Tremelloni esamina con dovizia di dati il progresso industriale italiano nei suoi aspetti regionali e rileva come il trentennio preunitario porti in sé le tare e le debolezze di tutta la posteriore vita unitaria: la ineguaglianza dei mercati e delle produzioni, la differenza delle legislazioni e dei tributi, la divergenza dei gusti e delle tradizioni e delle esigenze culminanti nel doloroso distacco tra Nord e Sud, l'incapacità della classe dirigente a farsi'interprete del male sociale.
Interessante sarebbe esaminare analiticamente il formarsi di queste tare, il cui sostrato sociale meritava forse dal Tremelloni una attenzione più viva, anche per i suoi riflessi sul processo industriale. Ma qui non si può se non rilevare come la più rapida immersione dell'Italia nel circolo produttivo europeo e la formidabile massa di nuovi problemi posti. dall'Unità fossero alla fonte delle illusioni e delle debolezze, delle con- ' traddizioni e delle insufficienze che dovevano travagliare penosamente la vita del nuovo S tato. E quindi anche l'industria doveva risentirne, poiché ne portava in sé il segno debilitante e poiché il Paese mancava di tre dei quattro fattori produttivi, cioè delle risorse naturali, dei capitali, degli organizzatori.
Protezionismo o liberalismo ? Agrarizzazione o industrializzazione? Ecco i grandi interrogativi nei quali si compendiavano gli innumeri problemi ai cui dopo il 1861 era legato l'avvenire della Penisola. GmD0 QVAZZJL
GxovANNr FEBHETTr, Italia e Svizzera nel 1848; Firenze, Le Mounier, 1946, in 16", pp. VUI-186. L. 350.
li volume di Giovanni Ferretti è il ventottesimo della collezione Studi e documenti di storia del Risorgimento, la quale tanti importanti lavori ci ha dato sotto la direzione di Giovanni Gentile e di Mario Menghi ni ; anzi ne chiude la serie e la chiude degnamente per la precisione della ricerca, la ricchezza della documentazione e l'interessante anche se di scarna mole mannello di documenti inediti nell'appendice (fra cui quattro lettere del Mazzini).
Si tratta tuttavia di una ricerca assai limitata nel tempo e nello spazio: il titolo può essere fonte di inganno per il lettore, giacché non si tratta affatto di uno studio generale sui rapporti tra l'Italia e la Svizzera nel 1848, ma solo come lo stesso