Rassegna storica del Risorgimento

CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno <1948>   pagina <130>
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Libri e periodici
Ampia conferma dell'azione rettilinea del Mazzini, od onta di apparenti devia­zioni, troviamo nel bel volume di Antonio Monti, che raccoglie molte lettere inediti-, sfuggite all'Edizione Nazionale, perchè facenti parte di archivi inesplorati. Il volume si apre per l'appunto con il racconto della drammatica riunione tenutasi il 30 aprile del 1848 in Milano, nella quale i federalisti, capitanati da Carlo Cattaneo e Giuseppe Ferrari, tentarono invano di indurre il Mazzini i d unirsi a loro per rovesciare il Governo Provvisorio e proclamare la Repubblica. Il fatto era noto di già; ma il Monti ci offre nuovi interessanti particolari, che ci provano con certezza che il grande esule rinunciava momentaneamente alla sua fede repubblicana dinanzi all'intervento dello monarchia (la quale si era mossa per continuare sul campo di battaglia la lotta che i Lombardo-Veneti avevano iniziata con brillanti risultati) nella speranza che essa, valendosi delle sue forze armate, potesse affrettare la soluzione del problema italiano. Intendeva in ogni modo che il suo aiuto fosse assolutamente temporaneo e che la monarchia fosse nulla più che un mezzo per raggiungere il fine. Raggiunto questo, la monarchia poteva essere abbandonata al suo destino, di cui era padrona; padrona perciò anche di farsi repubblicana; per il Mazzini significava lasciare al popolo l'iniziativa e subordinare la propria esistenza al voto dell'Assemblea Nazionale Costituente. Chi prescinde dal valore che dà il Mazzini all'iniziativa del popolo (annota giustamente il Monti) non può intendere nulla della sua filosofia o della sua politica, che è tutt'una cosa. Da questo punto di vista il Mazzini non si smentisce mai. Anche nel '56, nel '64 era disposto di nuovo a mettersi in tasca la repubblica purché sorgesse la nazione e questa dispo­nesse della propria sorte. Naturalmente gli avversari lo attaccarono ogni volta a fondo accusandolo di contraddizione e di opportunismo.
Attorno al Mazzini si muovono nel libro del Monti altre figure, alcune ben vive ancora nel cuore degli italiani, altre, per circostanze varie, cadute ormai in dimenti­canza; i fratelli Bandiera, di cui si riportano brani ignoti di lettere che ne scolpiscono la grandezza immacolata; Aurelio Saffi, che le gesta gloriose dei due giovani esaltò in una pagina, riferita dal Monti, che empie ancor oggi il cuore di commozione profonda; Nicola Fabrizi, mazziniano ardente e fattivo ma non sempre fedele alla dottrina; Filippo Caronti, protagonista di vicende romanzesche e fondatore di Nuova Roma e di Bahia Bianca; G. B. Laffond, livornese, prezioso collaboratore del Maz ini, ganglio delicato di tutte le sue congiure. E su nuove testimonianze son rievocate anche eroiche ed infiammate anime femminili: Giuditta Sidoli; Carmelita Manara; Giulietta Pezzi; la mamma di Mameli che in una lettera sino ad oggi sconosciuta ad un'amica narra il suo dolore per la perdita del figlio dilettissimo con una fermezza, con una dignità, con tale singolarità di sentire da lasciarci sorpresi ed ammirati.
L'elegante volume del Monti, decorosamente illustrato, dovrebbe, assieme con la biografia del Codignola, (e perciò qui si accomuna), diventar familiare ai giovani italiani, ai quali vorrei pur raccomandare la breve lettura del discorso pronunciato, con ìmpeto e con passione dal Saponaro, il 1 marzo del 1946 in varie città d'Italia. Vi si esalta, segnatamente, l'eternità del pensiero dell'Apostolo, eternità per la quale egli non è mai veramente attuale. L'attualità passa come u a moda. Mazzini resta. Assomiglia a una montagna, che avvolta a mezza costa di lampi e uragani, si perde con la vetta nei sereni spazi siderali. E più noi ce ne allontaniamo meglio ne avvertiamo la terribile grandezza. E l'alta voce che di lassù discende, e non sempre poterono udirla i vicini raccolti alla sua base, perchè spazi ante nelle alte sfere, si diffonde, in mille guise riecheggiando, nella lontananza delle terre e dei secoli. MARINO CIBAVEGNA