Rassegna storica del Risorgimento
CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno
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1948
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pagina
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143
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VITA DELL'ISTITUTO I
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PER IL NUOVO STATUTO
Le proposte per il nuovo Statuto pubblicate alle pag. 141 e segg. del fascicolo gennaiogiugno 1947, della, nostra .Rassegna, mi suggeriscono alcune osservazioni, che sottopongo al giudizio dei Soci.
La continuità dell'opera dell'Istituto sul piano scientifico e nazionale, raccomandata dal Commissario Straordinario, è fuori di ogni discussione, perchè sarebbe assurdo negare l'importanza del lavoro comprato dal 1934 ad oggi attraverso i 13.3 volumi di JFonti e i 16 volumi di Memorie, e attraverso i Congressi di Roma, Torino, Cagliari; Brescia, ecc. E pure fuori di discussione mi sembrano gli altri 4 punti delle raccomandazioni predette.
Non è invece opportuno (a mio avviso) mantenere la denominazione di Istituto, perchè ha una intonazione accademica che può allontanare molti dalPiseriversi fra i Soci. Ritornerei più, volentieri al nome di Società Nazionale per la Storia del Risorgi' mento Italiano, nome scelto dai fondatori 40 anni fa, nome popolare che non impressiona nessuno e permette di venire a noi anche a quelli che non siano cultori dei nostri studi, ma semplici simpatizzanti, come infatti propone il Comitato di Trieste. Ricordo che a Milano si contavano fra i Soci, prima della riforma del 1934, molti maestri, alcuni tranvieri, operai, molti commercianti, ecc., che si allontanarono da noi quando la Società si trasformò in Istituto.
Non riterrei giusta la istituzione dei membri di diritto nei Consigli direttivi dei Comitati, proposta dal prof. Luigi Bulferetti, membri che egli vorrebbe scelti fra i professori d'Università, i liberi docenti, i direttori dei musei, ecc. Ciò aggraverebbe l'inconveniente dell'indirizzo troppo accademico o professorale, che allontana le masse invece di attirarle. Il diritto a far parte dei Consigli direttivi della Società, quando tale ridiventasse dovrebbe scaturire solo dalle elezioni dei soci.
Sono stato per 38 anni direttore del Museo del Risorgimento di Milano, ma confesso di non capire la ragione per la quale un direttore di museo debbasi presumere competente a dirigere nn Comitato, perchè altro è l'essere impiegato di museo, cioè essenzialmente un conservatore e un catalogatore di libri e documenti, ed altro invece è dirigere nn sodalizio.
Vi possono essere eccellenti cultori e simpatizzanti dei nostri studi, ed affezionati propagandisti della Società, anche all'infuori dei professori di Università e dei liberi docenti. Che diamine ? Ci vuole proprio la libera docenza o una cattedra universitaria per produrre qualche cosa di utile nei nostri studi ? L'Istituto (o Società) del Risorgimento deve diventare un campo chiuso, dominato da quelli che hanno una cattedra universitaria o una libera docenza, e dove gli altri debbano essere mortificati in una soggezione perenne ? I professori di liceo, o di ginnasio o di istituto tecnico, i maestri ecc. non sono degni di collaborare alla direzione di un Istituto che si propone la più larga ed esatta conoscenza della Storia' del Risorgimento, e mira perciò ad esplicare l'opera propria anche fra gli studènti e fra le classi popolari ?
Per lo stesso ordine di idee riterrei nocivo l'attribuire all'Istituto il carattere di ente governativo, come propone il prof. Bulferetti, perchè l'accentramento governativo tanti disastri ha prodotto e produce. Anche qui mi sembra opportuno lasciare la più ampia libertà e decentrare, ma con criterio regionale, come propone Udine, ritornare cioè ai Comitati regionali, invece di spezzettare l'Istituto in tanti piccoli Comitati cittadini, che faciliterebbero il divide et impera del centro. Perchè dovremmo aver paura della Regione proposta dalla Costituente?