Rassegna storica del Risorgimento
CAVOUR, CAMILLO BENSO DI
anno
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1948
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pagina
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144
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144 Vita dell'Istituto
Se ho capito bene, il prof. BulfercLii, identificando un Istituto accadeimica-mente costituito con una società a larga baso nazionale, vorrebbe mettere sullo stesso piano il nostro Istituto con quello per V-Elà moderna e contemporanea* organismo prettamente scientifico o professorale o accademico. Per le predette ragioni io non approverei l'idea di far entrare nel Consiglio i rappresentanti dei Ministeri. Che ci starebbero a fate? A coartare o a frenare la libera iniziativa dei soci ?
Fra le proposte, eccellenti a mio parere, del Comitato di Teramo, va segnalata quella dell'istituzione di Piccolo scuole di Storia del Risorgimento* proposta che aderisce in pieno al vecchio statuto, il quale prescriveva dover essere scopo della Società la più larga ed esatta conoscenza della nostra storia. Ciò si pud ottenere anche con queste Piccole scuole, e non solo coi volumi scientìfici, per intenderci, che costano un occhio ed hanno una limitata diffusione. Dei 49 volumi editi dall'Istituto dal 1934 al 1945 soltanto 7 appaiono esauriti dall'elenco del Ghisalherti.
Non riterrei però opportuno che le Piccole scuole proposte da Teramo fossero annesse agli Archivi di Stato e ai licei, perchè prenderebbero subito un carattere non popolare. Le organizzerei invece sulla bass dell'ex Gruppo per le Scuole del popolo già diretto dal Volpe e dalla compianta Errerà, e coi criteri della vecchia Scuola Mazzini (a Milano funzionava negli anni 1919-21) aperta a tutti in determinati giorni; vi si leggevano e commentavano al popolo le più belle pagine di Mazzini.
La Società del Risorgimento pubblicò prima del 1933 una buona serie di volumetti popolari, uno dei quali fn scritto dal nostro compianto prof. Colombo.
A mio parere le proposte di Bari ledono il principio dell'autonomia dei Comitati, là dove dicono che le pubblicazioni dei Comitati dovrebbero essere preventivamente approvate dalla Presidenza o dalla Consulta dell'Istituto, la quale dovrebbe perfino approvare la nomina dei soci e convalidare le nomine alle cariche locali.
Io limiterei l'approvazione della Consulta alle pubblicazioni ufficiali dell'Isti.'uto, come avvenne in passato per il Carteggio Confalonieri, per il volume sul Tricolore del Ghisi, per il Carteggio Casati-Castagnetto ecc.; Ubere invece lascerei quelle dei Comitati.
La nomina e la convalida dei Soci dovrebbero avvenire, a mio parere, attraverso le Assemblee ed essere di competenza dei comitati, che conoscono le persone, possono assumere rapidamente informazioni ecc. Bari vorrebbe perfino che il lnogo e la data dei Congressi fossero fissati dal Presidente, mentre tutte le Società, sodalizi, organizzazioni ecc. riservano questa facoltà alla assemblea dei soci o degli organizzati.
Bologna propone che i Comitati locali trattengano solo il 25 delle quote. A me sembra sia troppo poco, tanto più tenendo presente che ai bisogni del centro si dovrebbe provvedere con le quote dei soci di Roma e coi contributi del governo, nonché con una parte dei biglietti d'ingresso al Vittoriano, dove, per ovvie ragioni, a fianco dell'Archivio cosi ben sistemato dal Ghisalberti e a fianco del Museo in via di allestimento, potrebbe trovar posto anche la Biblioteca Centrale del Risorgimento. Il Vittoriano ha una immensa disponibilità di locali.
La direzione della Rassegna non v'ha dubbio debba essere compito del Consiglio Centrale attraverso uno o più dei suoi membri, ma la responsabilità della direzione non dovrebbe disperdersi attraverso la collegiabilità di una dozzina di membri, che possono anche non aver l'affiatamento necessario per dirigere una rivista, e non potrebbero funzionare senza forti spese di posta e di viaggi.
Proporrei, infine, che la sede del Consiglio Centrale e la direzione della Rassegna fossero presso il Comitato regionale più numeroso, in rapporto alla popolazione della Regione, perchè il contare molti soci è indice di maggior interessamento alla vita della società.
Facendo questa proposta, non penso menomamente a rinfocolare antiche incomprensioni regionali* né intendo mancare di riverenza verso le molte generazioni di Italiani che hanno assunta la città di Roma a concreto simbolo della nostra unità