Rassegna storica del Risorgimento
ROSSI GABRIELLO ; SOCIALISMO
anno
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1948
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pagina
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173
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Un socialista-conservatore del Risorgimento, ecc. 173
semplice sostentamento senza nessun comodo ed abbondanza, il primo diminuirebbe sempre più il numero delle braccia adoperate nei lavori dei campi. Con una ricerca del-1 equilibrio razionale che ricorda il Fourier, Gabriello Rosai invece sostiene; La prima condizione di prosperità, una popolazione agricola numerosa e nell'agiatezza; ciò che vuol dire che una gran parte del suolo nazionale sia concesso alla piccola proprietà, la seconda condizione è nna popolazione manifatturiera in giusta proporzione con quella dei campi; da ciò la necessità che una porzione di territorio, meno estesa della precedente ma infine una grande porzione rimanga sottomessa alla grande coltura. E ciò è tanto più necessario in quanto che certe specie di coltivazione convengono eminentemente alla piccola proprietà, ed altre alla grande... (II, 59).
Nell'industria l'eccessivo aumento della produzione ha recato con sé il flagello delle crisi e allora gli operai, mancando di pane, dovettero accettare un salario sempre più basso.
La teoria del laisser faire, laisser passer nel campo commerciale è rovinosa. Bisogna distinguere nettamente fra libertà di commercio e Ubera concorrenza: la prima, come ogni libertà, è giusta e santa, la seconda invece è funesta, giacché le sue uniche conseguenze sono un'incurabile miseria e nna completa degradazione tanto fisica che intellettuale e morale. Essa, infatti, determina il monopolio del ricco e la lotta degli in traprenditori, rovinando totalmente i poco ricchi e l'operaio, e in generale il consumatore.
L'astensionismo statale è così battuto in breccia e al suo posto il Rossi pone lo Stato non accentratore di ricchezza e di monopoìii, ma regolatore: esso deve cercare di evitare le crisi, regolando per quanto è possibile, il progresso costante e non a salti dell'industria; deve assicurare e garantire ai commercianti la bontà e perfezione delle loro mercanzie, con mezzi non fiscali ma regolari, tanto per l'estero che per l'interno (TI, 282).
In questo, per dirla con frase cara al Fourier, mondo a rovescio si manifestano quelle leggi economiche che si poco fanno sperare per l'avvenire. Esse si possono racchiudere in una sola, che è stata già alla base della critica del Fourier e sarà poi alla base del Marx: la concentrazione della ricchezza e la miseria crescente. Essa si sta manifestando in tutti i campi: nell'agricoltura, scomparse dopo il 1789 le garanzie della prò* prietà, è andata talmente innanzi la divisione della terra che già s'inizia, per un complesso di motivi (nuova ricchezza dell'aristocrazia, insicurezza del commercio e della banca, ecc.), il movimento inverso. Fenomeno ancor pia visibile nell'industria, ove l'introduzione delle macchine e la grande richiesta di mano d'opera dovuta alla grande divisione del lavoro richiedono un'enorme quantità di capitali. Lo spettacolo pertanto di quasi tutte le nazioni è di un piccolo numero di ricchi in mezzo ad una vasta massa di poveri; giacché con la miseria crescente si accresce anche l'eccesso della popolazione e quindi il pauperismo e con osso la corruzione e la delinquenza.
So l'analisi dei fenomeni economici ai quali egli assisto può richiamare alla nostra mente il socialismo utopista del tempo, la soluzione verso la quale il Rossi tende è ben diversa e merita un esame attento. Togliendo ogni nota polemica alla classificazione che gli autori delJUfareì/èrto dei Comunisti hanno dato dei socialismi del tempo, possiamo classificare il pensiero del Rosai come un socialismo piccolo-borghese, con venature di socialismo clericale.
La chiave per comprendere il suo pensiero si trova in un'osservazione talmente incidentale, che su di essa difficilmente il lettore ferma l'attenzione e precisamente:
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