Rassegna storica del Risorgimento
ROSSI GABRIELLO ; SOCIALISMO
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1948
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pagina
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Armando Saitta
una sola industria, i di coi prodotti sarebbero ugualmente ripartiti fra tutti gli individui appartenenti alla nazione, che era tenuta di dare a tatti un'educazione perfetta ed identica. Ninna meraviglia che nelle loro immaginarie costituzioni di governo, questi uomini avessero voluto mettere in pratica quelle teorie filosofiche e religiose, che derivavano dal tanto generalizzato e da taluno anche tanto encomiato panteismo (II, 84).
Questa corrente però avrebbe potuto soddisfare solo i panteisti idealisti o spiritualisti: vi erano ancora rappresentanti del materialismo del secolo precedente ed ecco la seconda corrente: quella della comunione egalitaria, fondata sul materialismo e sulla abolizione della proprietà, della famiglia. Ed ancora più pericolosa essa è divenuta per essersi ad essa aggiunti alcuni seguaci dell'Hegel, come Ruge, Strauss, Bauer, Fuer-bacb, Echtermcyer, i quali hanno convinto alle loro idee anche poeti non volgari come Anastasio Gran, Prutz e Herwegl.1)
Ma queste idee non hanno valore teorico* esclama il Rossi: In presenza di simili dottrine* se il buon senso delle masse ch'esse cercano di traviare, non ne farà da se stesso giustizia, certo non sarebbe alla discussione che bisognerebbe prepararci, ma bensì alla battaglia, giacché è altamente dichiarato: che il primo ed ultimo fine dei comunisti è di distruggere tutto ciò che esiste (II, 89-90).
Tuttavia la contraddizione logica interna a simili dottrine rappresenta la salvezza della società: quando come unica arma rimane la forza brutale, essa non potrà resistere a lungo alla forza morale.
Come si vede, Gabriello Rossi ha una buona conoscenza cronachistica delle sette comuniste del tempo, ma nell'esame mostra poca perspicacia. Il suo esame più che da conoscenze dirette deriva dalle risultanze dei processi a carico di comunisti, come quello tenuto nel giugno del 1847 a Parigi contro 10 comunisti-materialisti, ed è nota la tendenziosità di simili fonti. Le varie correnti sono messe sullo stesso piano e, pur citando gli annali di Halle ed i nuovi annali Allemanni, non ha nessun sentore della nuova coerente che stava formandosi con Marx ed Engels. H comunismo che egli considera è solo un comunismo di consumo e la sua forma di manifestazione è il divisionismo della proprietà, cioè una forma già superata dallo stesso Babeuf allorché criticava l'ingenuità della legge agraria. Onde la critica che egli usa soprattutto contro questa dottrina: l'assoluta miseria che verrebbe da una ripartizione assolutamente egualitaria delle rendite, come, armato di statistiche, egli dimostra. Del collettivismo non ha sentore e lo critica riguardo ad un altro problema, che egli tratta staccato da quello del comunismo: quello dell'organizzazione del lavoro. 2) H pericolo di queste
1) Ampiamente informato il Rossi si mostra pure della teoria e dell'attività del Weiihng, le cui dottrine come in genere tutte quelle tedesche hanno qualche cosa di più metafisico di quello che non apparisca nei libri delle società scerete di Francia (H, 88).
2) Anzi, critica esplicitamente la connessione fatta da alcuni fra le due questioni, quando, parlando di Turgot, osserva: Quanto a me osservo però, che a questa sacrosanta massima (il diritto di lavorare), non si deve dare un'eccessiva interpretazione, come vorrebbero alcuni comunisti, convertendola, cioè, non nel diritto di esercitare liberamente la propria industria, ma nel diritto, che altri vi dia da lavorare; perchè in allora i lavoratori godrebbero soltanto della libertà, e le altre classi della società sarebbero oppresse e schiave (II, 250). Ed un altro accenno, in senso negativo, al collettivismo si ha riguardo al commercio, là dove critica alcune scuole socialiste e comuniste che vogliono il Governo si eriga a grande monopolista nelle cose di commercio (II. 237).