Rassegna storica del Risorgimento

ROSSI GABRIELLO ; SOCIALISMO
anno <1948>   pagina <187>
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Un socialista-conservatore del Risorgimento, ecc. 187
S è già detto che la polemica contro la democrazia rappresentativa non è una polemica progressista, ma denota il sopravvivere di vecchie posizioni. Lo mostra chia­ramente la sna polemica a quello che era stato Io sforzo costruttivo del secolo XDC: ossia la creazione di uno stato laico ed agnostico, perchè liberalo. I suoi strali si rivol­gono, così, alla Francia, i cui rappresentanti come mal possono essi credersi atti a giudicare del vero metodo di educazione morale, essi che hanno decretato legittima ogni specie di religione, cosicché si può ben dire che lo Stato ed il Governo loro sia ateo, perchè se tale egli non fosse, come mai potrebbe prestarsi a fabbricare e ad aprire nello stesso tempo moschee, sinagoghe, congreghe protestanti, e chiese cattoliche? Quel Governo, che crede indifferentemente vero ogni dogma religioso, sia poi l'uno opposto all'altro, non ha alcun diritto per d iriggere l'educazione del suo popolo, onde il minor male per lui, sarà il tollerare, come in America, qualunque specie d'insegnamento. *) E di quanto si è sopra detto che la proprietà è soggetto e non oggetto dello Stato si ha la riprova nella posizione che il Bossi assume verso le tasse: il governo non ha diritto d imporre nessun sopraccarico o tributo ai suoi governati, ma deve limitarsi a chiedere delle regalie.
in tale senso conservatore è da intendere la frequente polemica dell'autóre verso l'eccessivo accentramento statale, die, sorto con Napoleone, in questi anni Lord Russell andava introducendo nella stessa Inghilterra, concentrando specie per l'istru­zione e l'amministrazione dei canoni nel ministero quella somma immensa di affari, che cangia il vero Governo direttore in una burocrazia di egoisti e prepotenti impie­gati (II, 404). Nello stesso progetto presentato al Pontefice, scriveva: Molte spese... dal pubblico Erario ora si fanno; spese che veramente dovrebbero in gran parte appar­tenere alle Provincie ed alle Comuni, perchè di loro vantaggio, ma avendo voluto adot­tare pure da noi quella troppo concentrazione di pubblica Amministrazione, che aveva ovunque proclamata e stabilita il Governo di Napoleone, ne venne che tutte le spese si concentrarono presso il Governo superiore. Né si vuol dire con ciò, che il Governo non debba aVere unità e direzione egualmente in tutto quanto lo Stato, si afferma soltanto, doversi pel ben pubblico universale, distinguere razione e potestà governativa, dalle semplici potestà o libertà provinciali e comunali, per cui moltissime spese, sicché come si è detto, che ora sono a carico del Governo più allora non sarebbero (II, 31). Ma, se esaminiamo a fondo la posizione del Rossi verso il comune, salterà di leggieri agli occhi la profonda differenza fra il decentramento voluto, per es., da un Tocqueville e quello del Rossi: quest'ultimo vede il municipio non come la prima cellula della democrazia, xna come il vecchio comune italiano la cui sovranità s'inseriva nel grande quadro della teocrazia e della impcriocrazia medievale.
Questo in brève il pensiero politico di Gabriello Rossi e la sola esposizione basta a Confermare quanto già di esso si è detto e cioè che la proclamata illusorictà delle rivo-luzioni puramente politiche non accoppiate con una trasformazione sociale non ha un senso positivo ma negativo. Cioè non deriva dalla convinzione di ima stretta intimità fra problema politico e problema sociale, ma dalla negazione dello stesso problema politico* Con questa scissione e negazione, il problema sociale si trasforma in un pro­blema di beneficenza e di carità, regolato e risolto paternalisticamentc. E proprio
') Tuttavia un fondo di quei giurisdizionalismo tanto radicato nella tradizione italiana persiste anche nel Rossi: così se alla Chiosa egli riserva l'educazione religiosa e morale, allo Stato riserva esplicitamente l'Istruzione scientifica e professionale e affer­ma che la censura ecclesiastica sulle opere scientifiche non deve mai essere preventiva.