Rassegna storica del Risorgimento

ROSSI GABRIELLO ; SOCIALISMO
anno <1948>   pagina <188>
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Armando Salita
questo del paternalismo è l'atteggiamento che il Rossi attribuisce allo Stato rispetto alla sua soluzione economica già considerata* Contro il Genovesi che circa la creazione di rooiitì frumentarii per gli anni di carestia, consigliava allo Stato la pratica del lasciar fare, egli opponeva: e Che i mercanti particolari abbiano più previdenza del Go­verno, mi pare verità incontrastabile, se si vuole considerare la cosa soltanto dalla parte del commercio o dell'utile particolare; ma che dalla parte politica o dello sfamo universale, abbiano i mercanti maggior previdenza del più. triste d'ogni Governo, spero non vi sarà alcuno che il potrà soltanto immaginare (H, 217).
Ed egli vorrebbe che la banca da lui vagheggiata fosse imposta dal Governo ai proprietaxii e se alla prima redazione dovessero tutti quanti i proprietarii dello Stato Pontificio formare un'associazione fu introdotta su consiglio del Pianciani e del prin-, cipe Colonna la modificazione potessero o dovessero, si affretta a chiarire nelle chiose dell'appendice, richiamandosi all'obbligo fatto da Federico H di Prussia dopo la pace del 1763 ai proprietari della fondazione di banche di credito fondiario: Perciò, il tornerò a dire, nò mai mi stancherò dal ripeterlo, vai meglio obbligare tutti i proprie-tarli dello Stato, quando vi sia la dovuta libertà e garanzia nel formare le diverse amministrazioni, di questa banca, di quello che permettere che alcuni pochi, perchè sono grandi capitalisti, si facciano da soli, secondo il solito, un monopolio di ogni saggia, ed utile intrapresa (II,133). Tntto il problema sfocia cosi e si risolve in uno solo: quello dell'educazione, intesa nel senso ristretto di istruzione e carità cristiana. Così la sua stessa proposta di un istituto bancario, che dovrebbe risolvere il problema del pauperismo, diventa proposta di un mezzo accessorio e non finale : istituzioni certa* mente potenti e vantaggiose (le banche), ma che possono essere ancora di sommo danno, quando invece di essere tenute, siccome mezzi di transizione al bene universale, vengono considerate utili soltanto per l'unico fine di servire all'egoismo di alcuni pochi. Idea che io vorrei fosse sempre presente a tutti coloro, che credono ogni progresso nostro debba sperarsi dalla fondazione di nuove banche privilegiate, perchè esse (lo ripeterò nuovamente) come mezzi di transizione varranno a produrre molto bene, ma non potranno giammai riformare la società nostra, siccome ne ha di bisogno, onde coloro che hanno in mente, ohe tutto quanto il Governo debba consistere neu'ammini-strazione delle banche dello Stato, vanno grandemente errati, e guai a noi tutti, se ciò si verificasse! perchè l'umanità può vivere felice e tranquilla, anche povera; ma per ricca che fosse, non vivrebbe mai né morale, né saggia, se non avesse vera religione, istruzione e direzione di Governo; e ciò si ritenga ben per certo, né si creda essere questa una falsa opinione mia, perchè la storia delle colonie britanniche dell'Australia e di Van-Diemen, basterebbe a convincere qualunque ne fosse poi anche il più renitente. Sicché le idee di Bancocrazia del Barone Corvaia, e l'altre del Ferrari che espose nella mente di Vico cioè avere i seguaci di Saint-Simon il progetto di fare della banca un fondamento di religione, anzi che essere un bene per l'umanità sarebbe il peggior male che potesse avvenire (II, 184-5).
AUMANDO SAITTA