Rassegna storica del Risorgimento
GENTILINI ENRICO
anno
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1948
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pagina
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243
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Il pensiero sociale del mazziniano Enrico GenlUini 243
tedio. Vi sarebbe perciò profitto nella minore spesa di famiglia, vantaggio per la qualità e quantità di cibo, guadagno per cagione del maggior lavoro, felicità, giacché non si andrebbe cólto dai malanni della miseria, e si vivrebbe più moralmente, per la rjtenutezza ebe cagiona il lavoro in comune, e minori sarebbero i cattivi trattamenti, causati ordinariamente dai dolori e dai fastidi di pensare il giorno d'oggi per l'indomani (p. 130). Al Gentilini non sfugge che la società non si riforma con prigioni, tormenti, patiboli e neppure cogli espedienti del filantropismo e della carità: perchè provvedere più a rimediare al male già prodottosi che a prevenirlo cofi'climinare il capitalismo il quale insaziàbile di lucro, sforza il piccolo a casuali affari, da che vengono i soprusi di procacciarsi lucri disonesti, di stremar la mercede del misero e dell'operaio, di aggravarne il lavoro, di allungarne il tempo senza crescerne il salario, di procedere nei negozi con mala fede, di falsificare le merci e commettere altre frodi a danno del consumatore e del pubblico, di venire a dolosi fallimenti ? (p. 132). Perchè non instaurare il dominio del lavoro e dell'ingegno? (p. 142).
A realizzare siffatta impresa occorrevano e occorrono certo menti e spalle più robuste di quelle dei Gentilini che intravedeva sì l'importanza dell'idea sociale, ma con tutti gli svolazzi dello stile mazziniano, l) si batteva per essa con tutte le proprie energie, ma gli sforzi e i sacrifici dell'esule assumevano nel Saggio un tono utopistico o declamatorio, come nell'esortazione finale: Scacciamo... gli oppressori dalla società, scacciamo quel putridume di vili mercenari, que' vampiri dell'usura dal tempio umanitario; abbracciamo a nome della Provvidenza la santa causa della redenzione sociale, e cogliamo a quest'uopo l'opportunità, giurando al cospetto dell'universo di ottenere l'intento o di sacrarci alla morte (p. 146). Probabilmente il Marx avrebbe sorriso od addirittura riso di tanto fuoco spirituale, con accenti religiosi, ma scarso di... combustibile adatto: l'appello del Gentilini, 2) in cui la causa dei popoli è, pia che la mazziniana causa delle nazioni, la causa delle plebi ossia dei proletari, si appoggia bensì a una critica della società civile e delle sue tre classi, e riconduce in definitiva al sistema ipotecario e al capitalismo (che esprime il liberalismo), la causa dei "iftlftfl* sociali, pur tra nebbie spiritualistiche, ma, quando si tratta di trovare una via d'uscita, pur proponendo alcuni rimedi in sé efficienti,3) non sa far di meglio che invitare l'umanità ad adottarli. E vero che il medico, generalmente, invita l'ammalato a prender la medicina che prescrive, ma nella riforma della società l'equivalente sarebbe l'invito ai capitalisti di suicidarsi volontariamente come tali: nessuna speranza quindi di vederlo accolto. In ciò l'utopismo del Gentilini, piccolo possidente proletarizzato ma rimasto sempre nell'orbita intellettuale del mazzinianesimo, anche ne ha avvertito in modo più vivo talune esigenze socialistiche che costituiscono l'originalità del dimenticato alessandrino.
LUIGI BUXFKRETTI
1) Ja forza suprema dell'attrazione è la legge dell'universo, ed è pure quella del progresso. I popoli tendono con ogni mezzo ad avvicinarsi, la società cerca di riunire gli interessi, liberandoli dall'avarizia e dal monopolio della speculazione, della cupida usura privata. L'opporai alle idee sociali è un voler precipitare. Il franger le simpatie, e il pretendere di sciogliere i legami dell'umanità è uno slanciarsi nel vortice dei dolori in eoi si intende a spingere le generazioni (p. 143),
8) L'odio de* popoli tutti pesi Bugli istigatori di tante miserie L'alleanza de' popoli sia consacrata una volta. La causa de* popoli è la causa della giustizia; confidiamo adunque fai Dio e nelle comuni forze (p. 146).
I) Tedili riassunti a pagg. 137-141.