Rassegna storica del Risorgimento
DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; LEGA ITALIANA
anno
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1917
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pagina
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719
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U governo napoletano e la lega italiana nel marsto e aprile 1848 719
. ovvero in un congresso, in eiù ogni governo avesse il suo plenipotenziario.1
Una nota analoga fu rimessa dal Serracapriola al rappresentante napoletano in Torino, principe di Palazzuolo, nella quale lo si avvertiva che, avendo conosciuti i passi fatti dal governo di Firenze presso quello piemontese circa la lega e la risposta favorevole di quest'ultimo, si era manifestato al ministro di Sardegna in Napoli il desiderio della Corte e del Governo di entrare nella lega doganale, od altra che potesse farsi tra i principi italiani per sempre più stringerli, formare la loro forza, assicurare la loro indipendenza e dare la prosperità ai rispettivi popoli. Al Palazzuolo, come al Grifeo, il Serracapriola chiese di sapere quali mezzi si volessero adottare per arrivare presto al desiderato fine.2
Che il governo napoletano fosse in perfetta buona fede, e desiderasse risolutamente di accedere a quei negoziati, che apparissero meglio adatti ad assicurare l'indi pendenza e la tranquillità degli Stati costituzionali della penisola, non è dubbio. Se le espressioni usate dal ministro per gli affari esteri non fossero sufficienti per se sole a provarlo, basterebbe tener conto dei vantaggi morali e materiali, che Ferdinando It si riprometteva di ricavare dall'unione cogli altri principi italiani, per convincersi della verità di quanto abbiamo affermato. Mettendo da parte la speranza di ottenére la Sardegna, che gli esuli di Toscana facevano balenare agli occhi del re delle Due Sicilie?. - speranza non fondata su impegni formali delle cancellerie, ma soltanto su progetti più o meno chimerici di uomini politici irresponsabili, e in ogni modo difficilmente realizzabile senza la guerra all'Austria, che il papa non voleva -; sta in fatto che il governo napoletano s'indusse ad uscire dall'isolamento, in cui aveva amato di tenersi fn'al-ìora, non soltanto per affrettare la soluzione della vertenza con la Sicilia nel senso unitario, che tutti in Italia mostravano allora di desiderare; ma anche per contrapporre la forza unita dei principi costituzionali alle inevitabili ripercussioni, che in rtab'a avrebbe prodotte la recente rivoluzione francese. Né basta, che ognuno comprendeva facilmente l'unione dei principi essere il mezzo più efficace per guadagnarsi la simpatia e la fiducia dei popoli ; e si sa quale e quanto interesse dovesse avere il re delle Due Sicilie ad acquistarsi la bene* volenza dei sudditi, ed a scuotere dal suo capo la triste eredità di odi, che vi si era accumulata durante un passato più o meno remolo.
> Ivi. Serracaprioln al OCUBO 5 marzo 1848. 2 ITÌ. Semwapriola al Palazzuolo, 5 marzo 1848.