Rassegna storica del Risorgimento

SPADONI DOMENICO
anno <1948>   pagina <253>
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Amici scomparsi 253
lettere fabbrica e non riesce a condurre a compimento, fu la raccolta e la pubblicazione dell'epistolario familiare di Pio IX, di cui un modesto e succoso saggio vedrà luce postuma fra le pagine di questa Rassegna di cui lo Spadoni, fin dal suo apparire, fu ambito ed assiduo collaboratore prima che, in questi ultimi tempi, dedicasse il meglio della sua attività all'/Ircliivio Storico di Corsica del Volpe all'onorevole scopo di contri­buire alla documentazione dell'italianità dell'isola del Paoli e del Bonaparte.
Presidente del Comitato Marchigiano del Risorgimento Italiano prima, poi di quello Maceratese, Socio Ordinario della R. Deputazione di Storia Patria per le Marche e dell'Istituto di Scienze, Lettere ed Arti di Ancona, i volumi accademici degli anzidetti Istituti, del pari che i fascicoli delle più accreditate riviste storiche regionali e nazionali, accolsero assai spesso le dotte memorie e gli articoli di Domenico Spadoni di cui egli, per fortuna, tenne quel diligente registro che facilita il compito della com­pilazione della sua generale bibliografia da cui stralciamo l'unita bibliografia esseri' naie poiché è giocoforza rimandare ad epoca più oalrua ed a pubblicazione meno affrettata l'elenco esatto di tutte le sue pubblicazioni. Qui basterà, per il momento, aggiungere che, per la compilazione di tanti e sì svariati lavori, egli attinse, principal­mente, agli archivi pubblici e privati di Macerata, Roma, Pavia, Milano che, in processo di tempo, furono, come si disse, le tappe della sua carriera professionale. Particolare importanza, per lui, ebbe la dimora pavese poiché la grande vicinanza alla metropoli lombarda gli permise d'attingere a larga mano nel dovizioso Archivio di Stato di Mi­lano ov'è raccolta cosi imponente materia documentaria riguardante il periodo del Regno Italico principale oggetto de' suoi studi. In Pavia, inoltre, ebbe il merito e la fortuna d'aver potuto identificare l'aula e la cattedra che furono del Foscolo e che ora, mercè sua, possono quivi additarsi alla venerazione degl' Italiani. Recente fu pure per opera sua la riesumazione e l'identificazione del feretro del prode generale La Hoz avvenuta in Loreto il 25 marzo 1941 come si rileva dal verbale steso in quella circostanza, inserito in questa stessa Rassegna (Anno XX, fase. IV: luglio-agosto 1941).
Pensionatosi nel 1932 e tornato stabilmente in Macerata insieme al fratello Gio­vanni (che ebbe sempre carissimo e prezioso collaboratore in ricerche e lavori) fu l'anima del bollettino Le Marche nel Risorgimento Italiano durato dal 1925 al 1933 e del locale Comitato di cui il bollettino era autorevole organo. Morto il fratello, il dott. Do­menico rifiutò l'offertagli successione nella Direzione onoraria dell'importante Biblio­teca cittadina MozziBorgetti non mancando tuttavia di mostrare al medesimo Istituto la sua viva simpatia e l'autorevole appoggio, comprovati anche dall'antece­dente donazione di una cospicua raccolta bibliografica concernente il dialetto ed il folclore marchigiano, stata già proprietà dell'insigne folclorista Antonio Giannandrea e dallo Spadoni acquistata ed accresciuta.
Tenne, invece, con solerzia e decoro esemplari, in questi ultimi anni, la Presidenza del Comitato Provinciale del nostro Istituto e mercè sua (e furono le ultime offerte alla diletta Macerata) si murò una lapide nella casa che già fu del grande patriota Diomede? Parttalconi e si tenne j nel maggio del 1943 la solenne comme­morazione centenaria del Marchese Domenico Ricci (padre del Scn. Matteo) fondatore di quell'Asilo infantile che fu il primo ad essere aperto nello Stato Pontificio.
Fu quella, ch'io mi sappia, l'ultima volta che lo Spadoni parlasse in pubblico per ricordare alcuni benemeriti della CiLta natia o della Patria, poi... poi, i luttuosi avvenimenti politici nostri, l'afflissero acerbamente, ma non lo scoraggiarono del tatto. Che sono (scriveva nell'agosto del '43 a persona amica) le nostre povere persone, mentre la cara Patria nostra a cui tanti anni dedicammo le nostre fatiche e le nostre aspirazioni pia belle, è ferita e sanguinante sotto i colpi dei barbari nomici chela odiano e la vogliono a terra? Quest'afflizione, m'accora e non vorrei vedere il disastro d'Italia. Oh, che il valore dei figli e lo Stellone la salvino!
Nel pomeriggio del 28 febbraio 1944 Domenico Spadoni s'era recato a passeggio nei dintorni deus sua Macerata. La campagna risvegliantesi per l'imminente primavera.