Rassegna storica del Risorgimento

MONDAINI GENNARO
anno <1948>   pagina <263>
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Libri e periodici 263
senz altro tentati di dimostrarlo. Come ai può affrettatamente e disinvoltamente con­dannare la fatica di un'intera generazione? Senza dire che parlando cosi vien proprio voglia di pensare a qualche gelosia di camera...
Tenga presente il Cusin che gli stessi redattori di Società (con i quali non sap­piamo bene in che rapporti di parentela spirituale egli sia), inaugurando la Nuova Serie della loro bella Rivista (marzo-aprile 1947), non disconoscevano, in fondo, i risultati e i meriti della recente storiografia italiana e più, precisamente dicevano: ... la polemica con questa cultura (storiografica) non intendiamo svolgerla soprattutto o soltanto su un piano speculativo e metodologico; bensì al contrario, lasciando questo non in disparte, ma piuttosto nello sfondo: svolgerla invece in quelle zone che essa ha trascurato e necessariamente è portata a trascurare, portandole in primo piano con scrupolo filologico e metodo analitico. linguaggio che si può condividere o meno, ma che denota rispetto ed onestà nei confronti dell'avversario.
A questo il Cusin risponderà che per lo stesso fatto di voler scrivere un libro di Introduzione allo studio della storia, doveva necessariamente entrare nel campo speculativo e metodologico. Certamente. Non pensiamo affatto che egli avrebbe potuto risparmiarsi la sua fatica: egli aveva ed ha tutti i diritti di entrare in quel campo (che, per hi parte metodologica, è cosi poco coltivato in Italia) e Ubera­mente discutere e proporre le sue tesi. Noi, come abbiamo già detto e come ancora aggiungeremo in seguito, avremmo soltanto preferito che lo' avesse fatto in maniera alquanto diversa.
Dobbiamo ora entrare più direttamente nella materia del volume. Il quale non è, come il titolo potrebbe far pensare, un manuale metodologico (perchè manca, ad esem­pio, la trattazione completa ed esauriente di una delle branche principali della meto­dologia: l'euristica), e non è neppure una vera e propria teoria della storiografia (perchè presenta un carattere troppo antologico e non è condotto secondo un'idea originaria e una direttiva costante), ma è, piuttosto, qualche cosa che sta a mezzo tra la metodo­logia e la teoria storiografica. Del resto di tali medietà, per dirla con termine aristo­telico, il volume è pieno: non siamo, ad esempio, riusciti bene a comprendere se il Cusin ammetta la possibilità di ridurre la storia a scienza (pagg. 914), se la consideri. una f tabulazione nel senso bergsoniano, e come, nel caso che le due cose siano conci­liabili, riesca a metterle insieme.
Ma qui giova ricordare che la possibilità di ridurre hi storia a scienza fu a lungo discussa tra la fine del secolo XVIII e il principio del secolo XIX. Com'è noto, fu il Lacombe a trattare della Histoire considérée comme science (1894), quando già il Croce, qualche tempo prima, aveva Ietto all'Accademia Pontaniana la sua memoria dal titolo <c La storia ridotta sotto il concetto generale dell'arte. E a lungo durò poi la discussione tra la concezione scientifica della storia, sostenuta dai sociologi, e quella estetica, sostenuta dagli idealisti. Di quei contrasti accademici si possono avere degli esempi consultando la Rivista Italiana di Sociologia del 1902 dove appaiono gli scritti di Gaetano Salvemini, Benedetto Croce, Guglielmo Ferrerò e Giorgio Sorci. Se, però, in seguito* la discussione si tacque, e specialmente in Italia la concezione estetica o estetizzante prevalse, non fu soltanto opera e conquista degli idealisti, ma anche colpa dei sociologi, che si andavano frantumando in un numero impreci­sabile di scuole e di tendenze e smarrendo nelle immense distese della dottrina da loro professato.
Da qualche tempo la questione dei rapporti e dei collegamenti tra storia e socio­logia è tornata ad agitarsi nel nostro paese, e saremmo ingiusti se non riconoscessimo che il volume del Cusin vi ha in eerto modo contribuito. Non si può però davvero dire che, qualora non si riduca esclusivamente la sociologia alla corrente utilitaria fin altre parole al materialismo storico), lo questione non susciti interesse e consensi da parte degli studiosi, i quali, tutti senza distinzione, riconoscono la possibilità e la giustezza di ricerche e di indagini che abbiano fondamento e contenuto sociali.