Rassegna storica del Risorgimento

MONDAINI GENNARO
anno <1948>   pagina <264>
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Libri e periodici
Ritornando più da vicino al Orioli questi ammette e sostiene la socialità della storia. Ma quale poi accetta delle diverse teorie sociologiche? Non quella storico-materialistica che acerbamente critica (pagg. 100-102), ma quella che si può definire meccanicistica. Anche questa, però, con limiti da una parte ed estensioni dall'altra. Usando, infatti, termini e concetti mutuati da "Wilfredo Pareto residui e deriva­zionine estende alquanto il significato (i residui sarebbero insiemi di istinti e di sentimenti che decidono sulle manifestazioni di pensiero e di azioni; le derivazioni rappresentazioni inventive che giustificano e danno valore ai residui, pag. 74) e sostiene che gli uni e le altre hanno un fondamento psicologico, anche se il Pareto non ha voluto sottolineare questa origine. Tutto questo serve a spiegare il processo genetico delle rappresentazioni storiche; ma, avverte il Cusin, il vero storico deve sfuggire, per quanto possibile, le derivazioni, il che significa, in parole più chiare, sfuggire le tra­dizioni, le idee correnti, le concezioni politiche etc. In questo senso non si dicono cose molto nuove anche se il modo di arrivarle a dire presenta nell'impostazione qualche novità.
Per riassumere, i compiti dello storico dovrebbero essere i seguenti: tener conto dei fenomeni sociali, degli elementi psicologici individuali e collettivi, degli stati d'animo derivanti dall'ambiente. Quest'ultima cosa autorizza il Cusin a introdurre nel suo discorso nozioni e riferimenti di psicoanalisi, sicché, quando gliene salta il destro, ricorre ai nomi di Freud, "Weiss, Jung ed altri psicoanalisti.
Ciò, in verità, sembra un po' troppo. Sta Bene che lo storico non deve essere alieno dell'accogliere tutte le nuove esperienze e di queste servirsi, ma non c'è pericolo, in tal modo, di lasciarsi trascinare da considerazioni gratuite e troppo indirettamente documentate ? Sarà forse per un nostro difetto di miopia ma qui non riusciamo più a scorgere- che ci si trova sempre nel campo della storia.
Come può apparire da queste note non è facile orientarsi nel vasto labirinto costruito dal Cusin. Ad onor del vero, sembra che lo stesso autore lo avverta quando nella prefazione dice: ... se qui ai vuol esporre un'esperienza storiografica, anche questa esposizione a sua volta è un'esperienza comunicativa, e lo sforzo di sciogliere i risultati di una propria maturità nei mille filoni critici che ne stanno alle basi è forse una rinuncia all'aristocrazia del proprio sapere....
Dato però che il libro ha uno scopo propedeutico, e vuole servire particolarmente ai giovani, c'è da domandarsi, da un punto di vista educativo e psicologico, se valeva la pena di comunicare a questi il proprio travaglio spirituale e la propria tormentata esperienza senza rischiare di contaminare il campo vergine del loro spirito. Cèda doman­darsi se non sarebbe stato meglio esporre semplicemente i risultati di quelle sofferenze e di quelle esperienze senza attardarsi a narrarne le fasi autobiografiche. Far note, insomma, le proprie teorie in termini conchiusi, ristretti e pacati. Sarebbe poi stata cura dei giovani volenterosi informarsi meglio sulle teorie opposte, e, col tempo e con lo studio, tener conto* delle une e delle altre scegliendo liberamente e fecondamente la propria via.
Dovremmo ancora parlare delle difficoltà di un linguaggio troppo tecnico e spesso non piano, delle necessità di mettere d'accordo affermazioni che talora sono o sembrano contrastanti, di un'esemplificazione generalmente attraente e, qualche volta, forzata e gratuita, come pure dell'interesse che suscitano certe osservazioni, annotazioni ed intere pagine (ad e*, quelle sull'ambiente fisico geografia, pagg. 132-138). Vogliamo soltanto aggiungere che, con tutto quanto abbiamo detto, noi comprendiamo lo sforzo del Cusin e non possiamo dargli torto (come crediamo che nessuno possa one­stamente dargliene), quando postula la necessità di una storia che tenga conto dei complessi fenomeni che agitano la società e le sue varie sfere, senza per questo ele­vare il mito società a deus ex machina e principio unitario, che tutto spieghi e giustifichi (pag. 133). ENZO pWCrxEua