Rassegna storica del Risorgimento

MONDAINI GENNARO
anno <1948>   pagina <267>
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Libri e periadici 267
morale e del molinismo dogmatico e dello spirito legalistico e farisaico dei gesuiti e dei curiali, difensori delle proposizioni di Giansenio, appellanti alla Bolla Unigenitus troviamo sin dagli ultimi anni del '600 in Piemonte, e nel Veneto. Basterà qui ricordare un Bona, cistercense mondovita, morto a Roma nel 1674, che, pur assorbito dagli studi storici e dalle meditazioni ascetiche, aveva carteggiato, tra gli altri, con il Gerharon, conilNeereassel, col deNoris, con l'Arnauld. E un altro notissimo domenicano ebbe pia di un legame con il Piemonte: il P. Giacomo Giacinto Serry, la cui opera sull'istoria delle Congregazioni de auxiliis divinae gratiae par sia stata pubblicata a Lovanio nel 1700 a cura del Quesnel; il certo è che il suo nome assieme con quello del Bona fu incluso dai gesuiti nel 1722 nel catalogo giansenistico, cioè nell'elenco alfabetico di tutti coloro che avevan scritto di giansenismo o avcvon trattato di materia sospetta di eresia giansenìstica. Né ai spense in Piemonte la fiamma accesa in quegli anni; continuarono ad avvivarla, sia pur in discreta penombra, alti prelati e preti, tutti stretti fra loro da tacita ma efficace alleanza, congiunti tutti da una speranza comune in un radicale rin­novamento della .chiesa e della sua disciplina.
Un intenso lavoro a favore della sana dottrina) fu svolta nel Veneto, e parti­colarmente a Padova pur agli albori del settecento: da Padova nel 1709 fu espulso il Du Vaucel, accusato di tenere discorsi e conferenze sulla Bolla Unigenitus, di difen­dere Giansenio e d'introdurre in città libri giansenistici. E a Padova insegnò teologia un nipote del Du Vaucel, già cacciato dal seminario di Càen per sospetto di quesnel-Ksmo. Ma larghe tracce di agostinismo giansenizzante lasciò in particolare, nei primi anni del settecento, il P. Rotìgni, professore di filosofia prima nel Monastero di S. Giu­stina e poi priore del Monastero di S. Polo, il quale accolse ed educò nei suoi conventi molti adepti di Porto Reale.
Fora questi primi giansenisti italiani, di cui ci dà notizia il Codignola, e i ribelli della fine del settecento, comunemente noti, non c'è differenza sostanziale di atteggia­mento; poiché, anche se non tutti hanno avuto la possibilità o l'opportunità di manife­stare le loro idee, sera stati però tutti concordi nel condannare il dispotismo papale posto a servigio dei gesuiti e degli interessi mondani, tutti hanno condannato o deplo­rato YUnigenUtts, tutti leggevano apprezzavano e si studiavon di diffondere clandesti­namente scritti condannati dall'Indice o disapprovati dalla gerarchia romana; tutti costretti fatalmente ad una lotta clandestina e a una vita umbratile di conventicola, (contrariamente che in Francia) perchè non difesi dal potere statole e quasi ignorati dalle persone colte, indifferenti da noi alle quistioni teologiche; braccati senza tregua dall'Inquisizione e dai Gesuiti. Ma se han dovuto dissimulare di solito i loro riposti sentimenti non per questo van tacciati, come pur è avvenuto, e awien tuttora, di machiavellismo, perchè furon sempre sinceri e fermi nella loro fede anche in mezzo allo sfiorire di tutte le loro speranze e di tutte le loro illusioni. Magnifica scuola di carattere e di eroismo morale cosi li definisce il Codignola; che essi lavorarono con fervore, con spirito costante di sacrificio e di rinunzia, a promuovere nel nostro Paese il culto della dignità umana, il rispettò delle forze interiori, la virile opposizione ad ogni forma di asservimento delle anime.
Anche sol lungo, e spesso vano, dibattito sulla religiosità del Manzoni il Codignola porta una parola chiarificatrice. Non si può negare (egli dice) che il Manzoni abbia diviso con giansenisti e quesnellisLi amori e ripugnanze e che si sia nutrito a lungo della loro letteratura; ma d'altra porte non si deve confondere la sua complessa mentalità e spiritualità, ricca di accenti personali e di esigenze nuove, con schemi astratti e resi logori dall'abuso della polemica* Torta la sua opera è corsa da una vena sotterranea di radicalismo evangelico ed ha accenti e risonanze morali e politiche non solo estranee alla stagnante tradizione contro-riformista, ma nettamento moderni E proprio qui, a mio giudizio, il punto della questione. La quale non si definisco fermandosi all'esame biografico dei rapporti tra il Manzoni e il mondo giansenistico (fu l'errore metodologico del Bufimi), ma volgendo la ricerca allo studio intimo della personalità dello scrittore.