Rassegna storica del Risorgimento

DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; LEGA ITALIANA
anno <1917>   pagina <722>
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farlo ; il papa insisteva come condizione Bine qua non per la conclu­sione della lega che questa fosse meramente difensiva, non convenendo ad un sovrano cU pace di farla offensvoa,i e intanto fino alla metà del marzo esitava a trasformare" le istituzioni dello Stato. D'altra parte il ministro per gli affari esteri di Cario Alberto al Palazzuolo, che, in conformità delle istruzioni trasmessegli il marzo, gli'aveva do­mandato quali mezzi si volessero adottare per giungere presto al de­siderato Ine, rispondeva vagamente che il primo motto che si direbbe officiai mente in nome del Re N. S. (Ferdinando) sul proposito, sarebbe accolto premurosamente, e che, appena conosciuta l'intenzione della M. S. di accedere al principio della lega italica, non dubitava che si sa­rebbero spinte vigorosamente le trattative .? Queste parole del San Marzano meritano un breve commento.
Anzitutto non si comprenda quali altri passi ufficiali potesse fare il re delle Due Sicilie,-se non quelli ordinati dal proprio ministro degli esteri al rappresentante regolarmente accreditato. Si stenterebbe a credere, se non risultasse evidente dai dispaccio del Palazzuolo, che il sovrano, in nome del quale parlava il ministro piemontese, fosse quello stesso che agli inviati del papa e del Granduca aveva lasciato intendere nessuna lega essere possibile senza l'adesione di re Ferdinando.8 Indubbiamente Carlo Alberto* non voleva lasciar mo­rire sul nascere la lega dei principi italiani, per l'ambizioso intento d'assumere la dittatura della guerra contro lo straniero in nome del­l'Italia, onde, condottiero solo e primo delle italiane armi, riversare ogni ostacolo che a condurla gagliarda fosse sorto a Firenze, a Roma, a Napoli per averne in premio sul Campidoglio la nazionale corona** Iroppe cose bisognerebbe ammettere, che non sono, per credere pos­sìbile tutto ciò. Ma, poiché una ragione bisogna pur trovarla per spiegare il mutato atteggiamento del governo piemontese, questa non può essere altra che il senso ài esclusivismo, di cui purtroppo il re
1 Parole detto dalTAntonelll al marchesa eli Iiniatioo, e da questo rfjrifa al Imdolf. V. dispaccio del Ludolf al Cariati del 14 marzo 1848 (ivi). '* Principe ài Palazzuolo al Serracapriota, 12 marzo 1848 (ivi).
* BIANCHI, voi. T, pag. 187. riporta la risposta di Carlo Alberto al Gorboli-Bussi e al. Mortliii, allorché questi si recarono a Torino per la lega doganale. V. ivi, pagg. 142-43, le risposto date al Granduca il 20 febbraio o il 9 macao.
* Sono paralo del BTANOBI, Y, pagg. 144-45. Il curioso è che, mentre lo sto-rico rifugge dalTammeltere elio qaelìVccJifo yeniuro di politica rivolusfonarìa pò-tesse spiegar la freddezza del governo piemontese nel concludere la lega, non dice quale ragione inducesse Carlo Alberto ad assumere qnel contegno.