Rassegna storica del Risorgimento
MONDAINI GENNARO
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1948
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278
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278 Libri e periodici
strillava contro l'afrieancsimo e che passava per il portavoce dell'irredentismo nel Regno. Ben però provvedeva a scalzare le affermazioni dell'I mariani l'opinione pubblica irredenta, a mezzo specialmente dei suoi giornali più significativi.
Quello che ci pare più importante è l'esauriente ricostruzione di codesto sentimento colonialista adriaticoorientale e soprattutto triestino, di cui il Gaeta ricerca le orìgini e segue lo sviluppo storico-politico oltre che economico. L'orientamento verso le cose d'Asia e d'Africa, da parte delle città orientali dell'Adriatico ed in ispecie di Trieste, ha origini commerciali e risale almeno al sec. XVIII, alle provvidenze che Carlo VI prima e Maria Teresa poi adottarono in favore di quel porto che già nei sogni absburgici avrebbe dovuto sostituirsi olla potenza marinara della Serenissima e garantire all'impero austro-ungarico una posizione dominante nel Mediterraneo. Come le direttrici della politica veneziana non potevano non essere quelle di Trieste, cosi quest'ultime avrebbero dovuto divenire in un domani dell'Italia.
Il Gaeta ci fa la storia di un secolo di fervida attività tergestina marittima e commerciale nella quale ruolo di primo ordine ebbero il Lloyd e le compagnie d'assicurazione, per indugiarsi poi sull'apporto dato dalla città e dalla Dalmazia alla realizzazione del Canale di Suez. Si sa quanto fosse sentita nei secoli la necessita di una tale comunicazione e come lo stesso Consiglio dei Dieci della Repubblica Marciana avesse dato istruzioni di aprire una via acquea attraverso l'istmo; ma solo nel 1846 si costituiva con fini pratici, a Parigi, una società per l'attuazione del progetto oramai completato da Luigi Ncgrelli. Vi partecipavano in modica misura capi tali francesi, austriaci ed inglesi e poi anche il comune di Trieste. Ricostituita per opera del Lesseps in Compagnie Universclle du Canal de Suez l'Austria vi avrebbe dovuto partecipare con 20 milioni, senonchè si limitò solo ad un iniziale entusiasmo. Fu allora un banchiere triestino, Pasquale Revoltclla, che decise d'impegnarsi per proprio conto col Lesseps, che ne L'Isthme de Suez pubblicò frequenti notizie da Trieste, le quali dimostravano quanto interesse l'iniziativa vi avesse suscitato. Dalla Triester Zeitung a II Diavoletto, da L'Osservatore Triestino a II Cittadino, dai viaggi di una Commissione triestina in Egitto ai ricevimenti in Trieste dei rappresentanti della Compagnia risulta come la diretta partecipazione di Trieste all'impresa fosse unanimemente sentita come un'esigenza di vita.
Dopo il Congresso di Berlino l'opinione pubblica degli irredenti fu tutta protesa verso quella che sarebbe stata la sorte di Tunisi; s'intuiva con sorprendente chiarezza, di cui era per Io più priva l'opinione pubblica del Regno, il giuoco diplomatico combinato della Francia e di Bismark; vi contribuì anche un triestino residente a Tunisi, Guidi Ravasini di cittadinanza italiana, ch'ebbe relazioni con Garibaldi (esiste a tal proposito uno studio dello Sticotti pubblicato nel 1938 nella Rivista mensile della Città di Trieste) e di cui il Gaeta ci ragguaglia in merito al piano, elaborato col console d'Italia Moccio, per l'acquisto inglese della Goletta, il cavo sottomarino con Pantelleria e Marsala ed altri progetti di penetrazione italiana.
Dopo aver riportati brani di giornali (L'indipendente, Il Cittadino, L'Opinione), esattamente il Gaeta può commentare: ... ben prima dell'inizio della campagna tunisina a Trieste, città irredenta, preoccupata della propria sorte avvenire e ciò specialmente per causa della politica snazionalizzatrice... si trovava il modo di seguire attentamente gli avvenimenti di quella zona d'Africa sulla quale l'Italia aveva posto do tempo una sua ipoteca, si ce teneva desta nell'opinione pubblica la coscienza dei diritti medi terranei e coloniali della nazione, si prevedeva acutamente lo svolgerai precipitoso degli eventi , si tentava puro di porvi rimedio collo ormi che il giornalismo possiede ,
Trattando del periodo dalla conclusione dello Triplice ad Adua, il Gaeta si rifa al 1867, quando il triestino Giovanni Buchler (combattente nel '60 coll'eseTcito piemontese contro i Borboni, nel '66 con Garibaldi a Bczzecca) si trovava insieme ad altri connazionali a Scio tei nel paese dei Bogos, per fondarvi hi prima colonia