Rassegna storica del Risorgimento
MONDAINI GENNARO
anno
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1948
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pagina
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340
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340
Vito dell'Istituto
donde trasse l'onorevole appellativo di Primogenita della Patria; è stata aperta una interessante mostra di cimeli e documenti.
Da collezioni esistenti presso etiti e privati, furono scelti ritratta, oggetti, manifesti, documenti, vedute. Il piccolo Museo che si conserva presso il locale Comitato dell'Istituto per la Storia del Risorgimento forni molto materiale, ma anche la Gassa di Risparmio, la Biblioteca, l'Archivio e il Museo Civico e discendenti di personaggi di quei tempi, recarono il loro valido contributo con comprensiva larghezza.
Un posto d'onore spettava ai ritratti di alcuni: sia l personaggi più eminenti del *48. Essi si adunavano attorno al drappo del primo tricolore che palpitò in Piacenza dal balcone di Casa Dosi. Erano il maschio viso di Pietro Gioia, anello composto e serio di Fabrizio Gavardi, quello robusto, montanaro di Don Antonio Emamicli, quello austero, patrizio, idi Corrado Marazzani. E con costoro erano le effigi di altri valorosi; il vescovo Mons. Sanvitalc, fervido aderente al moto, lo storico Pallastrclli, il segretario Giarellì, l'esule A. Genocchi, i deputata Fioruzzi e Grandi, i fratelli Boselli, il garibaldino Coppello tri, l'avvocato Minoja, e infine Giuseppe Manfredi, che, allora studente, già professava la fede che lo avrebbe fatto assurgere a alti destini.
Non mancarono anche i ritratti delle maggiori personalità della coltura piacentina dell'epoca, il grande filosofo Alfonso Testa che fu anche deputato, il pedagogista e letterato Giuseppe Taverna che il Gioberti volle allora conoscere e abbracciare e infine Pietro Giordani che si spegneva nel settembre, in Parma, dopo aver salutato il risorgere della Patria.
Tutti questi personaggi nobilmente agirono sullo sfondo di episodi salienti che trovarono in alcuni quadri la loro celebrazione.
Essi erano la veduta del Ponte sul Po abbruciato all'atto dell'abbandono della città da parte degli austriaci (quadro di B. Massari); la preparazione clandestina e l'armamento della Guardia Civica, nelle sale della Società Filodrammatica (quadro di Francesco Ghittoni); la scena della consegna dei risultati del Plebiscito al Re Carlo Alberto che salutò Piacenza Primogenita (quadro di Emilio Permetti); la demolizione del Castello che dominò fino a quell'anno Piacenza nella sua massiccia e artistica mole (quadro di B. Massari); la veduta ottocentesca di Palazzo Gotico con costumi del tempo (quadro del pittore Prati).
Un interesse particolare offriva la veduta del castello di Kufstcin dove furono carcerati alami giovani patrioti dopo il ritorno degli austrìaci nel '49.
La documentazione di oggetti era sobria e indicativa. Ricorderemo soltanto che nei tre berretti degli appartenenti alla Guardia Civica, all'Esercito piemontese, alle Camicie rosse garibaldine, era sintetizzata tutta la epopea militare del Risorgimento e nella palla che colpì sul Mincio Lodovico Marazzani era testimoniato il valore dei nostri soldati.
Piò ricca e densa era la documentazione dei vari manifesti originali come quello della nomina del Governo Provvisorio e la raccolta dei suoi Decreti, il testo della Legge di annessione al Piemonte, alcuni atti della restaurazione austriaca. Non manca vano una bella lettera di Pietro Gioja sul distacco di Piacenza alla Reggenza di Parma, alcuni fogli volanti con appelli popolari patriottici, richiami e notizie sulla Legione dei Crociati piacentina comandati da Pietro Zanardi Laudi che combatterono in Lombardia. Facevano altresì bella mostrale raccolte dei giornali dell'epoca, YErMano e il Tribuno del Popolo che raccolsero sulle loro colonne le testimonianze di pensiero e di azione di quelle giornate fatìdiche. EMILIO NASAIU ROCCA.
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REGGIO EMILIA. - Il 30 maggio u. s., per iniziativa del Comune e del nostro Comitato locale il Segretario generale dell'Istituto ha parlato nel Teatro comunale sul tema 1848, anno dei portenti. All'indomani, nella Sala del Tricolore, si è svolta una