Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <6>
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Emilia Morelli
n è egli possibile che esista in tal grado, ed abbia tanti adoratori da poter farvi calcolo per una sì grande impresa?l) H dubbio gli vicn confermato da quel che vede sotto i suoi occhi nel LombardoVeneto. Una popolazione per la maggior parte contadina* che in pianura, dove non esiste che il latifondo, è compressa dagli affittaiuoli, e conosce benissimo la causa della sua povertà e come il governo non ci entri per nulla.2) li pretendere il concorso di questi uomini in una sollevazione sarebbe volere un effetto senza causa, poiché per la loro posizione essi sono estranei al governo, e per la loro edu­cazione non sono tampoco in istato di concepire l'idea di patria e meno poi quella dì un sacrificio della vita. 3) Non è da escludere, però, che educati rispondano, in quanto non si devono accusare questi contadini di apatia. Nelle parti montagnose del regno, abbiamo piccoli proprietari che, pur miseri, sentono più direttamente il peso del governo: forse la disperazione potrebbe spingerli ad agire, ma, pel momento ce un sacri­ficio spontaneo non può esser ammesso nemmeno per essi. *). In conclusione, a pen­sare e operare per proprio convincimento politico non ci sono nelle campagne lom­bardo-venete che circa 8400 possidenti. Quanto alle città, vi è da contare solo sulla classe dei professionisti (ce dalla forza morale sola si ha da attendersi la riazione contro la forza fisica e brutale 5)), perchè sia il popolo, aia coloro che vivono di rendita, sia i negozianti non sono ancora preparati: il paese italiano direttamente soggetto all'Au­stria non potrebbe, allo stato attuale, fornire se non 100.000 uomini. Mancherebbe poi .un centro, perchè il Nostro nega tale qualità a Milano, priva di qualsiasi tradizione. Una rivoluzione, quindi, non può essere iniziata in quelle Provincie: ce lo spirito pubblico non è educato al punto da potervi far calcolo; non vi è esercito proprio, e manca di centro al quale tutto possa rivolgersi. **)
Triste il quadro della situazione italiana, ma non disperante: Sia pure squallido e sconfidante lo stato presente dell'Italia, siano pur tenui le sue forze e grandi gli osta­coli, non si ha a sgomentarsi per nulla. Per togliere gli ostacoli è d'uopo conoscerli tutta,7) e porsi all'opera seriamente. Non è pessimismo che lo spinge a sottolineare le ombre del quadro: Quel piano che avrà per fondamento la perfetta conoscenza delle condizioni d'Italia, quello solo sarà possibile e forse potrà condurre più presto ad un esito felice.8)
Nella seconda parte, il Torelli espone il suo piano. Convinto che non si deve creare una teoria e sottoporvi a forza la realtà, ma seguire la strada opposta, scarta l'idea unitaria e, insieme, quella repubblicana federale. Per entrambe le soluzioni si dovrebbe poter fare a meno dell'elemento più necessario, l'esercito o gli eserciti atti a fronteg­giare quello austriaco. D'altro lato, poiché nessuna città o provincia rinuncerà mai di sua spontanea volontà ad una posizione politica indipendente, bisognerà fare in modo che il piano proposto scontenti il minor numero possibile di Italiani. Date queste pre­messe, considerata la configurazione politica della penisola, logicamente Luigi Torelli è indotto a ritenere che sui tre maggiori Stati, il sardo, il toscano e il napoletano, debba
l) Pensieri sull'Italia, p. 37.
a) Pensieri sull'Italia, p. 39
3) Pensieri sull'Italia, p. 39.
*} Pensieri sulV Italia, p. 40.
5) Pensieri sull'Italia, p. 43.
*) Pensieri sull'Italia, p. 47.
") Pensieri sull'Italia, p. 50.
8) Pensieri sull'Italia, p. 51.