Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <7>
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Rileggendo i Pensieri sull'Italia di un Anonimo lombardo 7
basarsi ogni ricostruzione, tralasciando i ducati di Modena e Parma, esistenti piut­tosto di nome che di fatto e lo Stato pontificio, al quale l'indipendenza italiana toglie* rebbc il suo unico sostegno, le baionette straniere. Avremo, perciò, tre regni: 1) dell'Alta Italia comprendente quello di Sardegna, il Lombardo-Veneto e il ducato di Parma; 2) dell'Italia centrale col territorio della Toscana, del ducato di Modena e delle provincie pontificie a nord del Teverone; 3) della Bassa Italia, per il quale Napoli acquisterebbe il resto del territorio papale, esclusa Roma, città libera. Ogni regno avrebbe due capitali, una, sede della corte, l'altra, del congresso nazionale o parlamento: Torino e Milano, Firenze e Bologna, Napoli e Palermo. Comune, invece, dovrebbe essere la politica estera.
Secondo il Torelli tale proposta corrisponde ai criteri possibilistici esposti nella prima parte del libro. Le tre case regnanti sarebbero certo liete di aumentare note­volmente il loro territorio, uè dovrebbero reluttare di fronte all'idea d'una costitu­zione da dare in cambio, cbe essa, ormai, a non è per certo più spaventevole a nessun principe di popolo civilizzato, ) mentre la carriera politica offrirebbe alla classe degli agiati la più nobile delle occupazioni. Le due capitali, poi, accontenterebbero le città importanti, destinate a passare a rango inferiore.
E per questo che Roma, la quale in nessun caso potrebbe diminuire la sua posi­zione politica, deve considerarsi repubblica indipendente sotto la protezione dei tre regni. Se si può ritenere quasi nulla la reazione che verrebbe dai duchi spodestati ed anche dalle popolazioni delle loro capitali, più seria e degna della più matura rifles­sione è la questione del papa.2) Ora il Torelli si mette in aperto contrasto e col Gio­berti e col Balbo e sostiene decisamente la necessità della scomparsa del governo tem­porale. Con questo non si vuole minimamente toccare il potere spirituale: ce il sommo pontefice deve rimanere il capo visibile della Chiesa, indipendente da ogni potenza, ed oggetto di venerazione e di stima,3) e con lui va rispettata la gerarchia ecclesiastica. Ma nessuna riforma potrebbe risanare lo Stato pontificio, che si regge su armi austriache o mercenarie; anche se lo si volesse mantenere, una volta proclamata l'indipendenza italiana non si potrebbe avere ce nel centro uno stato per sua natura dispotico, che non ha in se stesso che elementi di distruzione, e che abbandonato un istante cadrebbe nella più deplorabile anarchia)). *) Del resto, e qui è un errore poli­tico del Torèlli, che dimentica la Francia, a sostenere il Papa non ha interesse che l'Au­stria; cacciata questa, nessuno straniero entrerà pianella penisola. Il Pontefice potrebbe usare delle armi spirituali, ma ce se universale poi è il convincimento non si voglia atten­tare in nulla alla religione, a chi ne verrebbe il maggior danno abusando dell'autorità spirituale? 5) Non si può, naturalmente, far scendere il capo della cristianità al rango di suddito; gli si conceda, quindi, piena indipendenza e dignità sovrana, risieda in una città Ubera, gli si dia congruo appannaggio, i palazzi vaticani e magari anche la sovra­nità del principato di Piombino o sull'isola d'Elba; 6) sarà sempre più libero d'ora: ce che è egli in realtà se non un suddito dell'Austria?.7) Un tale trattamento è da riservare solo al Pontefice, non a tutta la gerarchia ecclesiastica.
1) Pensieri sull'Italia, p. 62.
2) Pensieri sull'Italia, p. 69.
3) Pensieri sull'Italia, p. 70. *) Pensieri sull'Italia, p. 73. s) Pensieri sull'Italia, p. 81.
6) Pensieri sull'Italia, p. 145,
7) Pensieri sull'Italia, p. 83.