Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <11>
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Rileggendo i Pensieri sull'Italia di un Anonimo lombardo 11
straniera, ma parevami che la questione avesse già fatto un buon passo verso la possibilità, col venir stabilita sopra un terreno più solido che non era stata posta fino allora; coll'ammettersi cioè per base: che quando si deve aver ricorso alla forza, si è solo sopra le armate che si-può fare fondamento; che a nulla valgono le congiure* Troviamo, poi, citato direttamente Cesare Balbo altre quattro volte. Nel trattare del­l'impossibilità del regno d'Italia unito, lo scrittore piemontese, fra l'altro, dice che sogno è sperar da una sola città capitale che voglia ridursi a provinciale;2) il Torelli fa sua questa afférmazione, ma se ne Berve per scopi assai diversi o, meglio, più limitati. Ritiene anche lui inattuabile l'unità, ma propone di liquidare i due ducati di Parma e di Modena in quanto gli sembra che et l'opposizione che può venire da loro [sia] nulla, 3) mentre assegna due capitali a ciascuno dei tre regni per non suscitare reazione nelle città che vedrebbero diminuita la propria importanza politica. Dove i due scrittori non possono essere d'accordo è nella valutazione della dominazione au­striaca. Uno la vede- dall'esterno, l'altro dall'interno. E così, se il Balbo dice che si fa sentir più a' governanti che a' governati,4) il Torelli ricorda queste sue parole per affermare che se Piemonte, Toscana e Napoli volessero ribellarsi alle ingerenze stra­niere, lo potrebbero fare senza eccessivi perturbamenti mentrea.se l'Austria abbando­nasse il papa, i suoi stati non presenterebbero più che una completa anarchia. s) Ancor più reciso è il Nostro di fronte al Balbo lodatore degli Italiani che, volontari, militano nell'esercito austriaco, in quanto la volontà di fare sembra all'autore delle Speranze segno buono, massimamente in quelle classi di persone che quando non mili­tano, sogliono poltrire.6) Ma il Torelli che ha, poche pagine prima, spinto i Lom­bardo-Veneti ad accettare cariche municipali,7) non può pensare al mestiere delle armi. Se gli ufficiali italiani potessero rimanere di guarnigione nella penisola, sì, ma gì' Italiani che militano sotto l'Austria altra prospettiva non hanno se non quella di spendere inutilmente gli anni più floridi della loro vita in faticose marce, o in noiosi presidi, ora nella Boemia, ora nella Gallizia ed ora nell'Ungheria, per mantenere in ischiavitù popoli oppressi come i loro fratelli.8)
Quando leggiamo nel Torelli non posso comprendere come Cesare Balbo ... abbia potuto ammettere l'Austria possa abbandonare.per trattati pacificamente l'Ita­lia,9) affermazione che incide proprio sul concetto centrale delle Speranze, ci pare di poter ripetere che solo un rapporto ideale lega le due opere, delle quali i Pensieri vogliono essere il superamento dell'altra. Proprio perchè il Balbo afferma che non si sta male sotto l'Austria, il Torelli dedica un capitolo e tutta l'appendice del suo volume a dimostrare esattamente il contrario, e specialmente a sostenere che, pur non poten­dosi iniziare il movimento nazionale dalle regioni direttamente soggette allo straniero, è necessario suscitare in queste la reazione spirituale interna che fiacchi la potenza nemica. Troppo evidente, perchè meriti di essere sottolineata, è la opposta valutazione
i) L. TORELLI, Pensieri sull'Italia; Torino, 1853, p. VI.
z) CESARE BAL.BO, Delle Speranze d'Italia, 5a ed.; Firenze, Le Mounier, 1855, p. 28.
3) Pensieri sull'Italia, p. 59.
*) C BALBO, op. di., p. 80.
5) Pensieri sull'Italia, p. 72.
6) C. BALBO, op. cit., p. 163.
7) Pensieri sull'Italia, p. 209.
8) Pensieri sull'Italia, p. 237. ) Pensieri sull'Italia, p. 93.