Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <12>
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Emilia Moretti
del governo temporale. Anche qui, però, è uguale il punto di partenza, la neces­sità di oflrire compensi a Napoli e alla Toscana. Le domande: le legazioni sono elle insomma se non un'appendice quasi innaturalmente congiunta con Roma?... In un riordinamento definitivo d'Italia, non sarebbe egli desiderabile di scioglierle in qua­lunque modo dal giogo ingrato? E se il papa non le vorrà sciogliere, non sarà egli il vero e grande ostacolo di qualunque buono ordinamento futuro? l) sono per il Balbo retoriche, e da sciogliersi interessando il Pontefice alla causa italiana. Il Torelli, invece, partendo da queste considerazioni, crea il suo piano proprio a danno del potere tempo­rale, che considera, dopo l'Austria, l'ostacolo maggiore alla rinascita della penisola. L'accordo, mvece, esiste sul fatto che il Capo della Cristianità non può essere sud­dito; 2) per questo il Torelli gli conferisce dignità sovrana in una città libera.
Senza considerare le divergenze che derivano logicamente da tali premesse, esa­miniamo altre questioni particolari. Esclusa la soluzione diplomatica del Balbo, il Torelli si appoggia a quelle speranze che il piemontese ha scartato come inattuabili e il suo piano è inteso a concordare la prima con la seconda, unione dei principi e agita­zione popolare. La prima diventa possibile riducendo a tre soli3) i membri della federazione; quanto alla seconda, ci troviamo di fronte ad un concetto completamente diverso. Il Balbo la mette da parte perchè la vede attuabile solo attraverso quelle con­giure che decisamente riprova e pensa impossibili anche in Lombardia per quel suo concetto del governo austriaco di cui abbiamo parlato. Il Torelli, invece, immagina un vasto movimento morale e intellettuale, che si avvicina di molto a quello educativo mazziniano e non corrisponde all'esaltazione balbiana della virtù, morale dei singoli e al concetto di unanimità chiuso nel campo politico volontaria accettazione di quanto non si può virtuosamente mutare, per progredir tanto più alacri a tutto ciò che si può e si deve virtuosamente mutare.4) Per il Nostro, progresso morale e guerra d'indi­pendenza vanno strettamente congiunte, anzi, sono interdipendenti. Per questo lo diciamo vicino al concetto mazziniano sintetizzato nel motto Pensiero e Azione, anche se l'azione va intesa in senso diametralmente opposto, rivoluzionaria per l'uno, lega­litaria per l'altro.
Al pensiero dell'Apostolo si può anche riportare il concetto torchiano della neces­sità dice fare da sé. Se il Balbo,5) dimostrando infondata la terza speranza, quella della chiamata di stranieri, si basa ancora una volta su calcoli storici e diplomatici, il Nostro addita anche una ragione altamente morale che deve spingere a scartare l'idea di un soccorso di Francia : un suo intervento è non conciliabile colla dignità di un popolo che vuol ricostituirsi libero e indipendente.6) Sembrano le parole che Giu­seppe Mazzini scriverà nel 1848 contro chi richiedeva l'aiuto della Seconda Repub­blica. Lo stesso indirizzo morale il Torelli, pur mettendo nel giusto valore la necessità dell'intervento armato, afferma nei rapporti tra principi e popolo: egli ritiene ovvio
1) G. BALBO, op. cft.t p. 134.
2) C. BALBO, op. cit., p. 28.
3) <c Utopia il disegnare fin d'ora confederazioni di due o tre o tutti i principi italiani aveva scritto il Balbo, e più forte: Io so che siffatti particolari sono i gioielli più cercati ne' libri politici, dai politici principianti o dilettanti (C BALBO, op. cit.j p. 130).
4) C. BALBO, op. eit.t p. 191. s) C, BALBO, op. cii pp. 8185, 6) Pensieri suWJlalia, p. 143.