Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <14>
immagine non disponibile

14
Emilia Morelli
anteriore alla presa d'armi eoll'Austria, ritiene ohe iniziata nel nord l'opera vivifica* trice, il and seguirà senz'altro. Concorda col Nostro prevedendo una lega sincera e garantita fra popoli e principi ottenuta attraverso la concessione di libertà costitu­zionali, a considerare le quali, diversamente dal Torelli, si sofferma a lungo, convinto com'è che se ci travagliassimo per aver l'indipendenza, priva del prestigio e della possanza delle odierne istituzioni, io non veggo in qua! maniera si rannoderebbero tutti gli Italiani per un'impresa, ove è d'uopo il concorso di tutte le braccia che possono e di tutti i cuori che battono, *) per opporre c< agli eserciti [austriaci] lenti, compassati, metodici... i nostri audaci, impetuosi, concitati da un grande pensiero nazionale. 2) Ma invano cercheremo in quest'opera quella necessità di perfezionamento morale, fulcro del pensiero del Torelli ( è sempre un principio morale che dà la forza 3)), Ne è prova la diversa impostazione del problema del Papato. Il Durando non si preoccupa del fattore religioso, lascia al Pontefice Roma perchè questo possesso potrebbe essere garantito da un accordo con la nostra nazionalità, cosa impossibile, invece, per l'intero territorio dello Stato pontificio. Anche la sua concezione dei compensi territoriali da offrire nelle isole ai monarchi spodestati dimostra come il suo concetto della naziona­lità sia politicogeografico (ristretto cioè materialmente alla penisola) e non morale. Per questo più che sullo sviluppo intellettuale, vorrebbe si insistesse sugli eserciti e sulla preparazione militare. Solo alla fine, quando contempla la possibilità di una scon­fitta, ammette che il portato più. rilevante dell'impresa nostra, anche sventata, con­sisterebbe nel perfezionamento della nostra nazionalità morale,4) e non rifugge dall'accordo con gli stessi rivoluzionari. Ma ancora è diverso il concetto della potenza dell'Austria. Poiché -ritiene che sarebbe questa ad attaccare, per togliere le libertà concesse dai principi e conquistate dai popoli in Italia, non insiste sullo sgretolamento interno della monarchia asburgica provocato dal nascere delle diverse nazionalità e afferma soltanto chela <c sua coesione, qualunque ella sia, è, nello stato attuale d'Europa passiva più. che mai, sufficiente per salvare l'indipendenza dello stato, ma non per intraprender una grande guerra offensiva e d'invasione. 5) Il carattere militare del­l'opera del Dorando porta l'autore a soffermarsi lungamente sui particolari tecnici della guerra, che il Torelli inquadra appena; ma al pari di lui la ritiene lunga e ostinata, con successi iniziali ottenuti a anche in virtù del parossismo nazionale poco duraturo.6) Queste parole non sarebbero mai state scritte dal Nostro che non avrebbe certo parlato di primitivo entusiasmo fosforico cui dovrebbero sostituirsi, per assicurare la vitto­ria, i miracoli dell'ordinamento militare,7) ma di forze eguali e convergenti, en­trambe indispensabili, eserciti e spirito pubblico. Il Durando si trova in perfetto accordo col Nostro quando contempla le conseguenze di un'eventuale sconfitta e le riduce a: 1 il regresso allo stato quo; 2 l'occupazione militare transitoria di alcune nostre Provincie e le spese conseguenti. 8)
*) G. DURANDO, Della Nazionalità italiana, Saggio politico-militaréZ Losanna, Bonamici, 1846, pp. 177-178;
2) G. DURANDO, op. cft., p. 185.
3) Pensieri sull'Italia, p. 111.
*) G. DURANDO* op. cft., p. 338. *'
s) G. DURANDO, op. cit p. 199.
6) G. DURANDO, op. cit.f pp. 225-226.
7) G. DURANDO, op. cìr., p. 226. e) G. DURANDO, op. cit., p. S6.