Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <16>
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Emilia Morelli
il Toscano pone come base all'indipendenza papale: che il papa non sia nominal­mente suddito di un altro Stato; che il papa non dimori in territorio non suo; che non obbedisca a leggi le quali egli non abbia liberamente consentite.x) Ma il Torelli rientra certo fra quei ghibellini il cui sistema il Galeotti rigetta oc come inefficace alla risoluzione del nostro problema,2) tanto più che un ostacolo per il Torelli ine­sistente, la reazione interna ed esterna alla distruzione del potere temporale, e, invece, il più grave agli occhi del Toscano. Anche la riduzione della sovranità alla sola Roma non sarebbe per Ini possibile nelle condizioni attuali della pace europea3) e, se attuata, porterebbe ad un ingrandimento della potenza austriaca per mezzo dell'am- pliamento del LombardoVeneto, di Modena o della Toscana. La casa di Lorena, divenuta ormai italiana, sarebbe la migliore, ma anche per questo, mentre il Torelli dipinge i sudditi delle Legazioni come i soli che potrebbero rovesciare il governo spinti dalla disperazione, il Galeotti dichiara la soluzione inattuabile perchè vi oste­rebbe l'indole degli abitanti, osterebbero le condizioni geografiche, osterebbero le gelo­sie di Stati. *) Da queste premesse giungono i due scrittori a conclusioni opposte. Se il Torelli ritiene dannosa al Papa un'eventuale reazione spirituale, perchè, cadendo nel vuoto, intaccherebbe il suo potere morale, il Galeotti asserisce: Quando la rige­nerazione o sistemazione dell'Italia dovessero costare alla Santa Sede la perdita delle Legazioni, fra i tanti ostacoli che pur si frappongono al conseguimento di questo voto comune, la resistenza, anche passiva, anche inerme, della Santa Sede sarebbe forse il maggiore.5)
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Nell'appendice al suo opuscolo Del sentimento nazionale in Italia, Giovanni Fabri-zi, unitario monarchicocostituzionale, fa una lunga critica al Durando e'd accenna solo per inciso ai Pensieri: a Le obiezioni già fatte all'ordinamento ideato dal Durando sono in gran parte applicabili alla divisione in tre regni proposta dall'anonimo Lombardo, ben­ché di tutte la meno imperfetta. 6) Perchè, allora, non scelse il Torelli per esercitarvi la sua critica? Perchè ritiene solo inparte applicabili le sue osservazioni al piano del Nostro? D sentimento nazionale, base della resurrezione italiana secondo il Fabrizi, corrispon­deva a quel movimento di opinione pubblica che il Torelli esalta e nei quale vede una delle due forze necessarie, anzi indispensabili, ad ogni azione concreta; forza morale che il Durando, come abbiamo visto, trascura. La posizione politica del Torelli in quegli anni, e più chiaramente poi, è già indirizzata alla soluzione piemontese del pro­blema italiano. Questo, forse, sente il Fabrizi e per questo afferma che il Nostro si lascia illudere dal desiderio di tutto conciliare. I suoi calcoli poggiano sopra dati, di cui egli è costretto ad esagerare l'importanza. 7) Più che mai, quindi, il Torelli è da mettere nella categoria dei dotti che esprimono concetti e sentimenti nazionali, ma
1) L. GALEOTTI, op. tU., p. 125.
2) L. GALEOTTI, op. est., p. 189. *) L. GALEOTTI, op. cit., p. 191. *) L. GALEOTTI, op. cit., p. 192. s) L. GALEOTTI, op. cit* p* 195.
6) Del sentimento nazionale in Italia: Ragionamento di un Siciliano; Lione, [ma Bastia], 1847 [di GIOVATOSI FABRIZI], ristampato in II Risorgimento italiano, 1914, pp. 572-599, 739-746. Citiamo da questa ristampa per maggior comodità. Vedi p. 744.
V G. FABBIZI, op. cit., p. 744.