Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <17>
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Rileggendo i Pensieri sull'Italia di un Anonimo lombardo 17
8 intricano nella complicanza delle proprie teorie e compongono in ispirilo leghe armate di principi; ma si dicono inceppati nella benefica impresa dalle impazienze dei rivoluzionari, i) Qui è la sostanziale differenza fra i due pensatori: il Torelli è federalista per timor di rivoluzioni; il Fabrizi trova invece le due aspirazioni concilia­tili- i miglioramenti amministrativi e materiali, le riforme legislative educative non sono, né possono essere, disdegnate dagli imitarli che abbiano fior di senno; ma sol le considerano come insufficienti a rigenerare la nazione. 2) Non rinuncia forse anche il Fabrizi alla sua idea di Roma che possa a un tempo accogliere nel suo seno il capo del laicato italiano, e il sommo gerarca della cristianità 3) per ripie­gare, di fronte al problema del Papa suddito, su una soluzione assai meno radicale di quella del Torelli ed assegnare ce al papa Roma con un breve giro di paese all'intorno, ed una cospicua rendita fondiaria ? 4)
Il Fabrizi avrebbe dovuto ricordare che qualcun altro aveva intuito quei concetti, che egli esprimeva dicendo: ce Perchè un popolo possa rivendicare quella indipen­denza che fatalmente ha perduto è forza commuoverne profondamente il sentimento nazionale s) e assegnando alle classi colte il compito ce di dare unità all'ordine ideale,.. e procedere a concretarlo iniziandovi il popolo, per sollevarne poi il braccio pos­sente. 6) [E, ancora, il decentramento amministrativo e i compensi alle ex. capitali sono sulla linea delle proposte del Torelli, mentre il Fabrizi è d'accordo col Durando nel ritenere inevitabile un intervento austriaco per togliere le libertà costituzionali concesse dai principi.
La minore imperfezione che il Fabrizi sentiva nei Pensieri non è da ricercarsi nei particolari, ma nello spirito che anima quest'opera. Anche il Torelli si sarebbe certo augurato che ce sorgesse un ingegno possente, il quale con l'evidenza de' concetti e l'efficacia della parola ponendo in chiara luce le intemperanze degli uni, e le complicanze degli altri, valesse a unificare il pensiero nazionale. "*) Aveva, infatti, scritto: ce quan­do le Nazioni sono arrivate al punto di sentire la propria forza, facilmente si trova nel loro seno chi sappia- concentrarla e guidarla. 8)
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Abbiamo insistito su alcune affinità ideali tra il pensiero mazziniano e quello del Nostro. A sostegno di questa tesi, vogliamo ricordare che un mazziniano, Filippo De Boni (allora impiegato presso il Bonamici), dopo essersi occupato non senza acerbi rimproveri dell'autore per le correzioni apportate, dell'edizione dei Pensieri, iniziò quella pubblicazione, Così la penso, ispirata certamente all'idea lanciata dal Torelli, pubblicazione nella quale, fin dal primo fascicolo, si paria con lode dell'anonimo lom­bardo. Rispetto al De Boni, però, dobbiamo notare per la prima volta una mancanza di obiettività del Torelli nei commenti del 1853, che ci sorprende. Se, infatti, il Nostro collaborò al quinto fascicolo della Cronaca colle notizie sul cardinale Gaisruck, se vi
1) G. FABRIZI, op. <, p. 579.
2) G. FABRIZI, op. cit., p. 580.
3) G. FABRIZI, op. cit., v. 746. *) G. FABRIZI, op. cit., p. 743. 5) G. FABRIZI, op. cit., p. 740. <0 G. FABRIZI, op. cit,, p. 577.
7) G. FABRIZI, op. cit., p. 580.
8) Pensieri sull'Italia, p. 109,