Rassegna storica del Risorgimento

TORELLI LUIGI
anno <1949>   pagina <21>
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Rileggertelo i Pensieri suWItalia di un Anonimo lombardo 21
Ma il valore dei Pensieri non si ferma qui. Una delle ragioni da cui fummo spinti a studiarli fu la lettura della seconda edizione dell'opera, uscita nel 1853. Si sarà ispi­rato ancora al Gioberti, che aveva ripensato ancb'egli al Primato solo due anni prima e lo aveva completato correggendolo col Rinnovamento? Il Nostro scioglie dall'anonimo il suo scritto, soprattutto per assumerne la piena responsabilità politica di fronte all'Austria, e offre commenti alle prime due parti del suo libro che presentano notevole interesse. Egli stesso dichiara che non ha nulla da aggiungere alla terza, quella docu­mentaria, perchè, come scrive: a allorquando io tracciava quei quadri vivea sui luoghi ove i fatti si compivano; di alcuni fui testimonio oculare, di altri mi procurai la sicurezza, ed era certo della verità di quanto esponeva; ora invece vivo fontano, e non sarei in grado di garantire con egual sicurezza quanto potessi scrivere ed inoltre perchè io appartengo a quella classe di persone che reputa cosa vilissima il preparare pericoli ad altri e non dividerli, e siccome credo che il voler fare commenti, quali io vorrei, a quella parte del mio antico testo potrebbe condurre a tale risultato, cosi tra­lascio di farne. E tanto più. sente di doversi attenere a questo partito in quanto che, colpito anch'io ne' miei averi dalla ingiusta misura presa dal governo austriaco contro gli emigrati, ogni dura espressione potrebbe essere interpretata come effetto di risen­timento personale. *) Bastino queste parole per dipingere la probità e la dirittura del Torelli, ormai deputato al parlamento sardo, fautore indiscusso della politica pie­montese, assai lontano dalla posizione politica che l'aveva spinto a scrìvere nel 1845. Nei tre o quattro anni che precedettero la rivoluzione del 1848, era divenuto un po' di moda il tracciar piani sul modo di liberare l'Italia. Come vedesi dal mio scritto, non solo appartengo anch'io a quel numero, ma commisi il peccato di volerla fare da maestro al futuro, e tracciargli la sua linea di condotta, farla infine da profeta. Per conto mio dichiaro di essere guarito da questa specie di malattia che allora regnava. 2) Perciò logico e naturale un commentò che giovi a cercare le ragioni e le cause degli errori di valutazione nei quali è incorso otto anni prima, ma nessuna mutazione nel testo, poiché nulla vi ha di più assurdo che il voler cambiare i fatti avvenuti per dimostrare che si aveva'ragione.3)
Nella prima parte dei Pensieri il Torelli si era fermato specialmente a dimostrare che dallo stato nel quale si trovava allora il regno Lombardo-Veneto, non si poteva trarre argomento di ammettere come possibile una sollevazione che, abbandonata a se atessa, potesse riescire vittoriosa contro l'Austria.4) Nel 1858 ammette che la sua affermazione contiene una verità ed un errore. La prima consiste nel giudizio sullo stato o grado sviluppo dello spirito pubblico nel 1845; l'errore nella valutazione del tempo che poteva occórrere per spingerlo al grado che io riteneva indispensabile per ci­mentare la grande ma diffìcile opera, della cacciata dello straniero.5) Ma chi poteva pre-vederea quel strano concorso di circostanze, altrettanto inattese, che efficaci per eccitare gli animi degli Italiani da un lato, e por confondere le menti de' nostri avversari dall'altro?6) Anticipando i suoi .Ricordi intorno alle Cinque Giornate, il Torelli offre qui un quadro interessantissimo del graduale evolversi dell'opinione pubblica
*) Pensieri suWIiaMa, ed. 1853, pp. xxn-xxiii.
3) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, pp. xx-xxt.
3) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. xxi.
4> Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 48.
?) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 49.
e) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 49.