Rassegna storica del Risorgimento
TORELLI LUIGI
anno
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1949
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pagina
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23
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Rileggendo i Pensieri sull'Italia di un Anonimo lombardo 23
finito opermeglio dire, che quanto rimaneva a farsi era un nulla; l) ma il coltivare questa fatale illusione che produsse gli stessi effetti che aveva causato negli Austriaci ali inizio della lotta. Il Torelli non vuole attribuire la colpa a questo o a quell'uomo, a questo o a quel partito, e neppure considerarla sola causa del disastro finale, al quale concorsero ce la rabbia dei partiti; la mala fede del Be di Napoli; la titubanza e poi l'aperto distacco del Papa da quella causa che si combatteva sotto la di lui invocazione, e l'indecisione nelle cose della guerra, susseguita dalla sfiducia di un'armata entrata in campagna già sconnessa, ed alla quale erano stati concessi tre giorni per apparecchiarsi . Si era persa ce quell'unità, che con legame invisibile, univa tutti i cuori ed aveva generato quello sforzo spontaneo e simultaneo in tutto il paese,2) che, giusto vanto dei Lombardi, rese umana e generosa la lotta senza macchia di sangue di vendetta.
Cosi il Torelli spiega le origini e la fine del '48 lombardo, e ci pare che il suo giudizio possa essere sottoscritto dallo storico, salvo, però, quanto dice del Mazzini, del quale non conosceva evidentemente l'azione esplicata a Milano per combattere proprio la fatale illusione e le discordie interne che diminuivano anche ai suoi occhi la potenza bellica nel momento di maggior bisogno. Al Nostro doveva essere di grande conforto poter dimostrare, alla luce dei fatti, che la forza morale dello spirito pubblico, come egli l'aveva concepita tanti anni prima, era stata una realtà e aveva sorretto la forza materiale degli eserciti, che furono sconfitti quando quella venne meno.
I commenti alla seconda parte dei Pensieri sono, però, assai più interessanti. Pur ripetendo la condanna pronunciata nella prefazione contro se stesso e contro chi ancora si sforzava di creare dei piani non appoggiati da un'ottima armata ben agguerrita e ben comandata3) (e per questo vivo è il suo elogio di Carlo Alberto e del Piemonte), crede giusto soffermarsi a considerare le questioni parziali... alcune delle quali sono più vive che mai.4) Nel '48 si era realizzato, per esempio, il progettato regno dell'Alta Italia e nel 1853 restava ben saldo ancora il suo vecchio concetto sul dominio temporale dei papi, cui dedica anche ora molte pagine, delle quali, tralasciando il lungo confronto con gli anglicani e gli ortodossi e la rinnovata sua professione di fedeltà alla Chiesa, ci interessa il giudizio che dà sull'azione di Pio IX. Ve diamo così come egli concepisca il mito del Papa liberale esattamente quale dopo studi e ricerche, calmatisi gli animi degli esaltatori e dei detrattori, lo consideriamo storicamente oggi.5)
Fermo nella convinzione che il potere temporale del Papa è egualmente dannoso alla libertà d'Italia che a' veri interessi della religione cattolica romana, 6) non può accordarsi con chi, esaltatore ieri di Pio IX, vede ora nella sua persona la causa d'ogni male. Come prima lo si era fanaticamente acclamato, <c l'amore, la stima, la venerazione che concentravasi nella di lui persona, sotto condizione ch'ai fosse precisamente quell'ideale che si era formato nel suo concetto VItalia intera,7) si volse in odio,
i) pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 67.
2) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 68-69.
3) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 151. *) Pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 151.
edi specialmente A. M. GHISA LBEIITI, Nuove ricerche sugli inizi del Pontificato di Pio IX e sulla Consulta di Stato; Roma, 1939. 6) pensieri sull'Italia, ed. 1853, p. 152. ?) La sottolineatura è nostra.