Rassegna storica del Risorgimento

PIEMONTE ; MOTI 1821 ; SANTA ROSA, PIETRO DE ROSSI DI
anno <1949>   pagina <37>
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LÀ GENESI DELLA RIVOLUZIONE PIEMONTESE DEL VENTUNO IN UNO SCRITTO INEDITO DI PIETRO DE ROSSI DI SANTAROSA
Pietro De Rossi di Santarosa, conseguita nel 1826 la laurea in leggi .nelPuniver-sità di Torino (aveva ventun anno, essendo ivi nato il 12 aprile del 1805 x) poiché, per il nome che portava, gli fu preclusa, per allora, la via ai pubblici impieghi, si dedicò interamente agli studi letterari e storici per i quali sentiva vivissima passione, confortato dall'amicizia e dai consigli benevoli di illustri contemporanei, quali il Cavour, il Gioberti, il Pellico, il Balbo.
Appartengono a questo primo periodo della sua attività letteraria, oltre la tra­gedia Corso Donati , scritta nel 1826 ma rappresentata più tardi, frammenti poetici vari, raccolte di aforismi, di sentenze e di pensieri, e alcuni saggi politici, ben utili per seguire dappresso la formazione spirituale del futuro ministro del Re Galantuomo. Segnatamente notevoli gli abbozzi inediti, che rendiamo qui di pubblica ragione,2) di una storia del moto piemontese del '21. Sono tre brevi capitoli, nei quali, prese le mosse dal ristabilimento di Vittorio Emanuele sul trono dopo la caduta dell'Impero francese, il giovane autore dà una rapida scorsa agli avvenimenti interni del Piemonte, soffermandosi in particolare a toccare dell'opera funesta dei consiglieri retrivi del Sovrano, i quali, impedendo lo svolgimento regolare della giustizia e l'attuazione delle profonde riforme richieste dalla necessità dei tempi nuovi* contribuirono indiretta­mente a provocare la insurrezione.
Il De Bossi indubbiamente conobbe il volumetto sullo stesso argomento del cugino Santone, uscito a Parigi, in francese, nel 1821 (vi sono qua e là in queste poche pagine rimasteci riferimenti abbastanza espliciti); ma nell'insieme egli si muove del tutto indipendente, dando segno di una visione dei fatti ampia e abbastanza precisa, di un senso sagace di penetrazione e, segnatamente, di una serena equità di giudizi.
Ripete, è vero, l'errore, comune in quegli anni a. tutti i novatori avversi alla poli­tica della Casa Sabauda, che ogni importanza perdette il Piemonte in conseguenza delle deliberazioni del Congresso di Vienna, mentre in realtà esso vide accrescere il proprio prestigio per la sua funzione, riconsacratagli, antifrancese e per la sua nuova vasta espansione marittima che rappresentava una virtuale presa di possesso della Lombardia.3) E deprezza soverchiamente anche lui l'operato del Re, le cui qualità intellettuali non furono certamente inferiori alle sue belle doti di cuore, e. che spesso,
') E non il 5 aprile, come scrivono alcuni suoi biografi. Altri (così il Lemmi, in Enciclopedia Treccani ) lo dicono nato a Savigliano, patria invece del cugino San torre. Vedi su ciò la Vita del Cav. Pietro De Rossi di Santarosa del Saraceno (Torino, Moretti, 1869).
2) Ne debbo la pubblicazione alla cortesia della signorina Ebe Terzuolo, che ha raccolto un cospicuo materiale, in gran parte inedito, per la sua tesi sulla politica del De Rossi, svolta brillantemente presso la facoltà di Magistero di Torino. I documenti, non usufruiti dalla Terzuolo, provengono dall'archivio privato del conte Filippo De Rossi, nipote del ministro.
3) Vedi F. COGNASSO, I Savoia nella polìtica europea, p. 277 (I. S. P. L, Milano, 1941). Vedi pure G. VOLPE, Italia e Savoia, in Momenti di storia italiana (Firenze, Val­lecchi, 1925).
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