Rassegna storica del Risorgimento
PIEMONTE ; MOTI 1821 ; SANTA ROSA, PIETRO DE ROSSI DI
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1949
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40
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40 Marino Ciravegna
guerra colVA., o confessare che ne siamo gli schiavi dopo i risultamenti del C. di V. ') Ma dopo i rivolgimenti universali delle cose deW'Europa nel 1814 la politica Europea sì fattamente mutò d'aspetto che se nel secolo scorso i piccioli Stati d'Italia e specialmente il Re di S. potevano far da se corpo politico, ed essere dagli altri tenuti in gualche conto, ora nell'alternativa terribile dell'oppressione A. e del vassallaggio della Protettrice Ingh. sono al nulla ridotti, ed ancor di più, dacché la S. Ali. 2) provvede e regge secondo il prò-pria Consiglio l'Europa tutta.
Ma un paese, che per nulla vien riputato al di fuorit e che ha perduta ogni importanza politica, pud nullameno essere felice al di dentro, e retto con paterna amministra" zione prosperare ed arricchirsi, che è fonte non meno della potenza, ma della felicità eziandio d'ogni popolo, d'ogni Regno e d'ogni Repubblica.
Non così avvenne al Piemonte. Primamente il Re per primo atto del suo Regnare volle ristabilire le cose nello stato in cui si trovavano prima dell'esilio della casa di S.3) Epperò tutti quelli che alla venuta de'Francesi in Piemonte avevano cariche e che erano ancora in vita furono chiamati a riassumere le antiche loro ingerenze negli affari dello Stato. Così furono veduti personaggi venerandi per l'età divenire oggetti della commiserazione per non dire del disprezzo, di chi aveva nozioni della scienza di governo; poiché passato avendo questi tanti anni lungi dagli affari, non solo li avevano perduti di mira, e dimessa quell'attività e vigore necessario, ma non conoscevano neppure i bisogni presenti di uno stato a cui quello ch'era ottimo nello scorso secolo, poteva essere pessimo dopo tanti rivolgimenti di cose, che mutata ne avevano la natura.
Ciò fu cagione, che siccome avevano questi bisogno di aiuto loro fu assegnato in alcuni, che amministrarono lo Stato nel tempo de' FR. 4) e che perciò dediti alle massime di quel Governo, ne adottarono alcuni principi, e (come notò altri) quindi nacque una contradizione perpetua negli affari fra il sistema antico e moderno, die sempre si urtavano in dispendio del pubblico bene.
Intanto il C. Cerruti5) fu fatto ministro dell'Interno, ma vecchio qual era non andò guari ad essere tolto da un luogo, che la vecchiaia ed un lungo ozio l'avevano reso incapace di tenere. Venne il conte Vidua, uomo di leggi come lo era pure il suo antecessore. Non so di qual tempra avesse egli ingegno, so bensì ch'era dotato di tanta dubitazione, che non sapeva far un passo senza-prima meditarvi sopra lungamente, ciò che impediva il corso agli affari, e tanto era il disordine della sua mente, che nel tempo del suo ministero, poco o nulla fece, ed affastellò infinito numero d'affari a finirsi, che in mezzo a tanta voragine di cose non sapeva più da dove cominciare. Anche questi durò poco, ed in sua vece fu eletto il conte BorgareUi.
Era questi un uomo di oscurissimi natali, alzatosi ai più alti uffici col mezzo della giurisprudenza, di cui era assai dotto, e col mezzo dell'ignoranza per lo più generale di quasi tutti i nobili del secolo scorso, i quali credevano quasi avvilirsi se non indossavano le insegne della milizia. Ma se BorgareUi poteva essersi acquistata fama negli affari forensi, alzato al primo posto dell'amministrazione di uno stato dimostrò quanta fosse la sua incapacità, epperò quanto male avesse riuscito la scelta di lui a un tale luogo. Se bene egli interpretava le leggi, egli confermò, fatto ministro dell'interno, quel detto di
J) Congresso di Vienna.
2) Santa Alleanza.
3) Savoia. *) Francesi.
5) È il conte Carlo Giuseppe Cerniti di Castiglione FaUetto.