Rassegna storica del Risorgimento

PIEMONTE ; MOTI 1821 ; SANTA ROSA, PIETRO DE ROSSI DI
anno <1949>   pagina <41>
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La genesi della rivoluzione piemontese, ecc. 41
Montesquieu, che l'uomo di legge non potrà mai essera un buon legislatore, giacchi quanto sortì dalla penna di quest'uomo in fatto di legislazione fu non che nocivo allo stato* ma eziandio rovinoso. Egli era dedito alle cose vecchie, ed ogni novità pareva a lui cosa nefanda. Epperò rammentando il modico prezzo de' generi nel tempo di Vittorio Am. senza osservare la mutazione de' tempi, il minor valore del danaro, e le tante altre vicende, che mutato avevano pienamente le cose addì nostri, Borgarellifu inteso dire più. volte, che voleva sotto il suo ministero far sì che i generi per nullo quasi si acquistassero. Cosi credendosi egli di fare il bene dello stato ed ignorando persino i primi principi di economia politica, come dal detto viene apertamente dichiarato, egli fu la rovina di molti, cagionò la penuria di una provincia (la Sav.) *) mentre abbondava un'altra {il P.)2) di tutti i generi, e volendo difendere il suo sistema andarono le cose di male in peggio. Rimosso finalmente da luogo, che così poco a lui confare si poteva, divenne il capo della Magistratura. In questa vi erano moltissimi abusi, per cui mentre gli affari del foro erano trattati a capriccio, mentre la giustizia era maldifesa, e mal giudicati i rei, e mentre le carceri piene di lan­guenti, ed il loro ingombro di litiganti s'arricchivano a dispendio degli oppressi clienti i Senatori, Borgarelli né quando resse lo stato, né quando fu il primo giudice represse un solo, e corresse di tanti abusi, che cosi avrebbe contraddetto alla sua massima Politica di non mai fare alcuna novità. Fu intanto fatto ministro di stato per gli affari interni il conte Balbo, uomo di molto sapere, che sempre visse in mezzo agli affari dello stato. Cono­scitore delle cose politiche dei tempi, dotato di tutte le cognizioni necessarie per fare da buon legislatore ed ottimo amministratore chiamato al ministero una sola voce si alzò nello stato a rendere grazie al cielo per essere giunto un tanto personaggio a reggere le cose pubbliche. Ma (come nota uno scrittore) egli non dava all'opinione pubblica, quel gran movente delle vicende politiche, tutto il peso che in sé racchiude; e creato ministro in que­st'epoca non poteva anche volendo fare tutto il bene, che si sarebbe desiderato mentre vi erano infiniti affari lasciati inperfetti dal conte Vidua, e molte riforme da farsi alle cose introdotte e molti rimedi da adoperarsi ai mali recati dal malgoverno del suo antecessore. Inoltre, mentre Balbo si adoperava per dar luce ad una nuova legislazione, voto univer­sale della nazione, osò Borgarelli arringando come uso il primo di dell'anno al cospetto del Re, consigliarlo apertamente di guardarsi da ogni innovazione in materia di leggi, che sempre partoriscono la rovina degli stati.
Non è da dirsi quanto il pubblico si tenne oltraggiato da questa baldanza, e ridicola politica; che voleva rompere e rovesciare ogni speranza di avvenire prosperità e miglior reggimento.
Avvenne nuUadimeno, che la nuova legislazione fu in tal guisa procrastinata, che non ebbe tempo a pubblicarsi, che sorse improvviso il rivolgimento del 21.
RITRATTO BEL C. DI R.3)
Etani un uomo nel regno di V. E. che dai più bassi gradi della milizia era asceso
alle pitt luminose cariche di corte, e divenuto l'amico, ed il confidente intimo del Sovrano.
Ma voluto avesse il cielo, che sol questi due nomi gli fossero stati concessi, ma pia egli
era il consigliere e Porgano stesso della Reale autorità, così che se grazie, favori, cariche n, *
i) La Savoia.
2) H Piemonte.
Si) È Gioacchino Corderò di Pamparato, conte Roberont, consigliere e intimo
del Re.