Rassegna storica del Risorgimento
PIEMONTE ; MOTI 1821 ; SANTA ROSA, PIETRO DE ROSSI DI
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1949
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Marino Ciravegna
si domandavano per mezzo di questo personaggio tutto si poteva sperare. Tanto era il credito, ch'egli aveva sul cuore del Re, che potevasi dire, sebben la sua carica fosse meramente di corte, essere il capo di ministri, il presidente del consiglio di stato, più lo stesso Re, mentre il vero quasi al paragone non ne fosse che Vombra. I ministri nulla facevano senza consultarlo, ed egli come conoscitore della volontà pia ascosa del sovrano, a parer suo consigliava in ogni cosa ora pel sì, ora pel no, ed al grave dire di un tanto personaggio si videro pur troppo quasi tutti gli uomini di stato piegare il capo e fare a modo suo. Ma sai quale uomo era questi. Era dotato di poco ingegno, di pure poche o niuna erudizione, non avendo né perspicacia, né fino intendimento, né discernimento nel giudicar dell'utile, o del nocevole, ed ardirei dire non sapendo conoscere e discerner il giusto dall'ingiusto. Allevato nelle tenebre che circondano le corti, il solo suo pensiero era la volontà ed il beneplacito del sovrano, o ciò che tale a lui pareva, ed abbracciata un'idea, nulla non che svellergliela di mente ma neppure a modificarla o svolgere in miglior senso era bastante. Pensi ciascuno, che mai di bene poteva accadere in uno stato in cui ogni legge, ogni provisione pendeva dal senno di tale uomo; eppure ella fu pur così, né ardiva un ministro, od altro pubblico personaggio far le funzioni del suo ministero senza ubbidire in tutto alla volontà di quest'uomo. Una sola cosa era da lodarsi in lui, e non é poco trovarla in un cortigiano pari suo, ma inutile pressoché sempre al bene dello Stato, ed il solo bene ridondante da essa è, die sarebbe stato molto peggio pel paese se avesse avuto il contrario vizio. Questa lodevole dote si era, che in mezzo alla cecità della sua mente, netta confusa congerie d'idee per lui tutte mostruose, di amministrazione, di giustizia, di legislazione, di polizia, di politica egli ogniqualvolta consigliava non aveva mai alcuna mala intenzione, ma bensì tutta la volontà di far bene. H suo cuore non era cattivo, amava il Re, e cercava di servirlo bene, il Re voleva il bene detto stato, epperò simile era la volontà del C; ma quanto vana riuscisse per lo stato questa betta dote, non può a meno di scorgerlo chi pensa, che quelli, da cui tutte le cose riguardanti lo stato avevan fonte era l'uomo il meno atto a dirigere gli affari, giacché non aveva né studio, né naturale ingegno, né discernimento alcuno. Può essere felice uno stato retto da un cotale? Può durar lungamente tranquillo? I rivolgimenti del 21, non ne dubito, furono in parte cagionati dalla quasi sovranità di quest'uomo.