Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno
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1949
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pagina
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53
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Massimo dìAzeglio tra palcoscenico e platea 53
Assiduo frequentatore del Teatro Tordìnona a Roma, a Torino dedicava madrigali e lepide poesie ad attrici e ballerine, magari nell'anticamera del Sovrano, mentre attendeva d'essere introdotto per la firma reale. Pronto poi a sconginxarc il nipote che le quartino per la signora Amalia, nelle quali le virtuosità della celeberrima danzatrice, a lui non ingrata, erano paragonate alle proprie: 3 ministro, non giungessero alle orecchie dei redattori del Fischietto.., Al quale nipote raccomandava, con assai larghezza e con linguaggio spesso spregiudicato, cantanti e seguaci di Tersicore, e non sempre per soli motivi d'arte. Perchè chi conosce Massimo d'Azeglio sa bene che nella sna vita come nel suo epistolario si incontrino frequentemente, accanto alla duchessa Lante e alla bellissima Carolina Morici sirene allcttutrici scoperte in tutti i ceti sociali:
Sirena* intendesi, perchè ci bea; ma non di quelle dell'Odissea. *)
E c'è mancato poco che qualche personaggio di questo demi-monde trovasse diritto di cittadinanza anche nei Miei ricordi. È vero che ci avrebbero pensato Matteo Ricci e Marco Tabarrini ad intimargli il vade retro* ma con quello scanzonato Massimo non c'era da star mai tranquilli... Una volta tanto, però, provvide egli stesso ad eliminare il pericolo che entrasse nelle sue memorie un singolare episodio, che a giudicar dai frammenti rimasti, aveva ideato in un primo tempo d'introdurre nell'autobiografia subito dopo la narrazione della famosa intervista con Carlo Alberto dell'ottobre 1845. Ad integrare quel che sappiamo dei rapporti dell'Azeglio con l'ambiente teatrale, crediamo di poter riesumare, dopo ottant'anni, quanto rimane di quella curiosa vicenda, a Era intanto tornato l'inverno* e tutti ritornavano in città. Ci si ritornò anche noi* e allora m'accadde un fatto de* quali ne conto tre nella mia vita* e die dirò brevemente quantunque ci stia poco bene in mezzo al moto politico d'allora. Avevo un amico d'infanzia, dilettante del bel sesso in grado esimio* e che eserciva nella classe ragazzetto di negozio* crestaie* ed anche più giù* e conosceva* si può dire* tutto quello che c'era di questa merce sulla piazza. Andai da lui una mattina e lo trovai con una bambina di sedici o diciassette anni* brunetta* belloccia* che si slava mettendo un cappellino smontato ed un tartan che non valeva meglio per andarsene. Se n'andò difatti* ed io dissi air amico: Prosit, sor Paolo! Sempre roba fresca e roba nuova ! Che vuoi ? rispose con una faccia mesta e pietosa mi fa compassione / Comefo io compassióne? Fai all'amore, ora, per opera di misericordia? E qui mi raccontò il fatto. Era costei l'ultima di quattro sorelle rimaste sole di parenti e protettori naturali* tutte giovani e belle. La maggiore si era fatta la madre e la guida dell'altre e, salvo il genere di carriera che aveva scelta per sé e per le sorelle, non c'è dubbio... . -)
Ma di che cosa non ci fosse dubbio non sapremo mai, perchè i fogli intermedi sono spariti dall'autografo dei Miei ricordi. Possiamo solo arguire da quel che rimane, che lo prendesse pietà della Mariella, e per far breve il discorso la feci venire daWamico una mattina, lo parlai e le promisi d'incaricarmi di lei. Si può figurare se le parve
ij Vedi in M. Rica, Scritti postumi* pp. 292-294, le strofette per lu Ferraris, e jg jif, BntwCOT, Lettere inedite di Massimo d'Azeglio* Torino, 1883, p:'5, la lettera al nipote, Torino, 14 aprile 1850, da integrare con L. C. BOUIEA, Massimo d'Azeglio* il castello di Envie* ecc.. Risorgimento italiano, a. IX (1916), p. 753.
z) Fin qui pubblicato da A. M. GHI8ABEim, Una pagina, ecc. cit.