Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D'
anno <1949>   pagina <54>
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Alberto M. Ghisalberti
di toccare U ciclo col dito e se tornando a casa ebbe poca ovazione dalle sorelle per la sua tarda ma luminosa vittoria.
Ora la novella finisce in poche parole. Comincio col dire che non ebbi mai a far nulla con lei. Primo, non ho mai amalo questo genere; poi, volendole far del bene, la feci vedere da un amico chirurgo che disse esservi del brusco e la mise in cura. La rimpan­nucciai alla meglio, che non aveva quasi camicia indosso, poi, avendo assai buona voce, le presi un maestro di musica e le venivo dando qualche spicciolo per vivere. Dopo due o tre mesi, mi s'innamora d'un secondo ballerino, e, una bella mattina, addio Manetta. sparisce e non se ne sa più nove per un pezzo. Intanto dovetti andarmene da Torino, nò la rividi pia. Per finire, però la sua storia dirà che seppi un pezzo dopo. Tornò all''ovile, come il figliai prodigo, dopo un certo tempo e, come lui, a pezzi, smunta e morta di fame; fu rimessa a studiar musica per carità del maestro che le insegnava, finì a cantare in teatro senza troppi fischi e, insomma, in conclusione, trovò un galantuomo che stava discreta­mente e che ne fece sua moglie, ed ora fa pia o meno la signora. La sora Manetta se non altro non potrà dire che io sia iettatori.
Chi sa clie il ricordo di quella avventura, corsa, in parte almeno, con una del loro mondo da Sua Eccellenza proprio dieci anni prima, non aleggiasse nel salone, dove, nell'anno della Cernala, erano adunate le allieve della scuola di ballo a ricevere il premio del loro studio faticoso. A vederlo così solenne, anche se non più ministro, e non troppo plastronnè, e a sentirgli fare quel discorso tra pratico e sentimentale, non una di quelle agili creature avrebbe osato pensare che l'illustre capo della Deputa­zione teatrale di Torino (s'era adattato, questa volta, al protettorato delle ballerine...) potesse, in passato, aver avuto rapporti con persona della loro condizione. Ma, tra le mamme, forse, c'era qualcuna di buona memoria... Quel discorso gli era costato una certa fatica a comporlo, ma, tutto sommato, non gli era riuscito poi troppo male, anche se il timoratissimo genero s'affanni quasi a giustificarlo. E un discorso che sa, si ce un pochino di predica, ma di una predica alla d'Azeglio, cordiale e buonsensaia. Lo stare in scena è un grande impegno per tutti, figliuole mie. I teatri e gli attori variano; le scene sono più. o meno alte, più o meno importanti; ma le difficoltà si ras­somigliano e riescono su qualsivoglia scena, aQ'incirca, le medesime. E c'è da fare i conti con l'impresario, e vivere in pace coi compagni e colleghi (che l'Azeglio voglia, come nelle strofe per la Ferraris, accostare il banco dei ministri alla buca del sugge­ritore?), e contentare il pubblico. E bisogna studiare, studiare, studiare, se si vogliono varcare i confini della mediocrità. Quelle che non ne sapranno uscire, potranno piacere colle grazie della giovinezza: ma la giovinezza, ve l'avranno detto altri predi­catori, è un fiore che presto appassisce... E quando questo fiore ha perduto i suoi splendori, che cosa rimane?. Ultimo articolo, il più difficile, il più spinoso, ma anche; fondamento di tutto: abbiate giudizio, perchè questo amico poco divertente, è però il solo vero amico che abbiamo. A questo punto l'Azeglio, pur avendo sulle labbra il sorriso, non sa sottrarsi ad un momento di commozione pensando al destino di queste fanciulle: Quale sarà la vostra parte di vera felicità, nella vita che vi si apre dinnanzi?. Non tutte le piccole future reginette di palcoscenici, di cuori e di portafogli erano in grado di comprendere quello che egli provava in quel momento, ma ne era certo dalle molte madri che erano nella sala un voto pietoso era già salito a quell'ora in cielo per loro.J)
Scritti postumi, pp. 197-302. Vedi in Miei ricordi, ed. effe., pp. 264-265 quel che dice sul fanatismo per attori, attrici* cantanti e ballerine.