Rassegna storica del Risorgimento

TERAMO ; TRIPOTI LUIGI ; GARIBALDINI
anno <1949>   pagina <64>
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64 Libri e periodici
e geloso., si trasfonde, con giusto orgoglio e senza retorica, in nn sentimento più ampio, generoso e fecondo verso la comune patria italiana. Lo spirito siciliano, infatti, dal cui centro generatore si diparte la narrazione è riconosciuto ... come una particolare deter­minazione di quello italiano... (p. Vili). Affermazione questa che, presa in sé e per sé, potrebbe anche sembrare sentimentale e gratuita (quasi facile escamotage di termini), ma la cui aderenza al testo balza evidente da ogni pagina e si sostanzia nel tessuto con? nettivo dell'intera opera.
Dopo una sobria prima parte su la Storia del Regno Normanno* Svevo, Angioino e quella dei siciliani, dove vengono chiariti i reciproci rapporti, il De Stefano affronta la storia de Jl Regno (indipendente) che, come è noto, può considerarsi iniziata fin dal moto popolare del 1282 ed ha termine colla decisione del parlamento di Caspe, in Aragona, quando la successione al trono di Sicilia tu affidata a Ferdinando di Castiga (1412).
Procedendo oltre, l'A. si sofferma principalmente sn due fasi della plurisecolare storia siciliana: quella del viceregno spagnolo e quella del viceregno borbonico, le quali, è ovvio, anche in una storia generale, hanno un'importanza che va oltre, l'ampiezza dei rispettivi termini cronologici iniziali e finali.
Del viceregno spagnolo, giustamente considerato caduto per semplice urto esterno in quanto le crisi interne ebbero carattere disorganico e furono sempre superate con relativa facilità l'A., sulle traccie crociane e morandiane, abbozza una difesa (che non è un vivo elogio, come accadde a taluni, ad es. a F. Nicolini) concludendo positi­vamente che quello ... all'interno aveva trasformato il vecchio baronaggio eterogeneo e lacerato da fazioni continue in una classe più omogenea ed aveva chiuso il periodo dell'anarchia, che non era soltanto baronale; all'esterno aveva aiutato la Sicilia a sal­varsi dal periodo turco. Fsso l'aveva governata tre secoli, senza far deviare il corso della sua storia, né farle perdere la sua individualità; e se è vero che non l'aveva rinnovata, é anche vero che la Spagna non era stata capace di rinnovare nemmeno se stessa . (p. 211).
Del viceregno borbonico il De Stefano mette particolarmente in luce la scarsa comprensione della regione e l'eccessivo rigore teorico del viceré riformatore .Caracciolo (riprendendo, in parte, la tesi di I. La Lumia), il senso di temperanza del successore Caramanico, le illusioni e i contrasti che si generarono, l'incapacità a conservare dei siciliani, il mutevole e interessato aiuto politico inglese dell'ultimo periodo, onde, con i decreti dell'8 e 11 dicembre 1816, l'autonomia e la costituzione siciliana, già in pre­cedenza svuotate alquanto di contenuto, ebbero sotto Ferdinando I, virtualmente termine.
Nella quarta ed ultima parte, infine, assistiamo a quella che l'A. definisce la disso­luzione della storia siciliana in quella italiana, dissoluzione che è vista, forse, un po' troppo semplicemente ed euforicamente.
Tracciato per somme linee il quadro dell'opera, dobbiamo, ora, brevemente ac­cennare al modo con il quale il De Stefano tratta l'ampia materia. Più che a una storia politica cronologicamente ordinata, ci troviamo di fronte ai molteplici aspetti della situazione siciliana in relazione all'ordinamento giuridico pubblico e privato, a quello economico-sociale, alla coscienza spirituale e religiosa e alla vita culturale (specialmente interessanti sono i rapporti fra la cultura siciliana e quella italiana ed europea). Nel fare ciò l'A. opera .un debito vaglio tra quello che, a parer suo, merita e non merita di essere ricordato (l'operazione è generalmente ben riuscita) e si serve, con larghezza, delle parole stesse degli autori o degli attori contemporanei agli avvenimenti, senza appesantire il testo con annotazioni a piò pagina, ma raccogliendo, in coda al volume, una ricca e ben distribuita bibliografia dello fonti documentarie e letterarie.
L'opera, come si può intravedere, è concepita e attuata con modernità di intenti e si distacca notevolmente da quelle di uguale argomento già note. Difatti soltanto per vincoli esteriori quali son quelli di una certa ampiezza e complessità si riattacca