Rassegna storica del Risorgimento
TERAMO ; TRIPOTI LUIGI ; GARIBALDINI
anno
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1949
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pagina
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65
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Libri e periodici 65
alle serie delle storie siciliane di carattere generale: a cominciare dall'opera del De Bu-riguy, scritta sulla metà del secolo XVIlI, per passare, poi, a quelle del Di Blasi, dell'Alcssi, del Palnicri e del Ferrari tutte del primo Ottocento e terminare, con l'intervallo di circa un secolo, alle più recenti del libertini e Paladino, del Natoli e dello Sohilmann. Tanto più, infine, dobbiamo essere grati al De Stefano in quanto, in questi ultimi tempi, l'attenzione degli studiosi anche in relazione all'attualità dei problemi di quella regione si era concentrata su singoli aspetti, problemi e personaggi siciliani mentre si avvertiva la necessita di un lavoro complessivo di ampio respiro.
Taluni, è vero, potranno dissentire in diversi punti: si potrà dire, ad esempio, che l'opera non è adatta né alla lettura dell'uomo di media cultura, ne a quella dello specialista, perchè troppo tecnica ed aspra per il primo e priva di particolari contributi per il secondo; si potrà affermare che molti concetti come, ad esempio, quelli di popolo, borghesia, problemi economici e sociali sono alquanto esteriormente e approssimativamente studiati e sentiti, come se VA. temesse l'eventuale rimprovero di un'omissione; si potrà ritenere che i rapporti fra la cultura siciliana e quella italiana ed europea non raggiungono in taluni dei periodi indicati la fase dell'osmosi, si potrà ancora trovare qualche contrasto ed opposizione con quello che la migliore storiografia ha recentemente accertato con mezzi di ricerca più diretti (ad esempio, con il Tramonto del baronaggio siciliano del Pontieri).
Tutto questo sappiamo. Ma il volume, per il paziente amore che lo vivifica, per le armoniche proporzioni del testo, per la varietà degli aspetti, per la ricchezza della letteratura alla quale attinge, per il garbo dell'esposizione, è senz'altro da segnalare con
vivo compiacimento.
Emo PISCITELLI
MASSIMO PETROCCHI, La Restaurazione Romana {18151823); Firenze, Le Monnicr, 1943, in 8, pp. 236. L. 40 ( Studi e documenti di storia del Risorgimento).
È il seguito di un altro volume già pubblicato precedentemente nella stessa collezione. In esso l'A. si era limitato a studiare i primi momenti della Restaurazione pontificia e in ispecie il tentativo del Cardinale Consalvi di riorganizzare il sistema giuridico e amministrativo, tentativo culminante nella promulgazione del motuproprio del 16 luglio 1816. Qui invece tutta l'opera del mondano Segretario di Stato è presa in esame nei particolari più salienti con ricchezza di documentazione con rigoroso metodo critico.
Ampia ed energica attività quella del Consalvi: dalla riforma della codificazione, il cui frutto fu il nuovo codice di procedura civile del novembre del 1817, che recò, sia pure con qualche vecchiume e con qualche ibridismo, un tono di più rettilinea legalità e di più limpida uniformità di fronte alla precedente legislazione pontificia, al piano di risanamento finanziario con cui si riuscì a colmare a poco a poco il grave deficit dello Stato, alla proclamazione e attuazione della libertà di commercio, al riordinamento delle forze armate, alla difesa delle coste, alla lotta contro il brigantaggio, all'inizio di varie opere pubbliche, al nuovo vigore dato alla cultura e agli studi. Ma il Consalvi, in tanto fervore di lavoro, benché abbia avuto alcuni validi collaboratori rimase in verità un isolato. Gli mancò l'appoggio di una salda classe dirigente, alacre nella estensione effettiva di una condotta veramente politica (i funzionari erano per lo più uomini di mentalità fieramente retriva, spesso senza un cordiale e intelligente Benso umano); ma lo osteggiarono in ispecial modo il Sacro Collegio con un'opposizione continua, insistente, quotidiana e i giovani e i giovanissimi, appartenenti in maggioranza alla borghesia, che lo sentivano distante per sensibilità e prescindevano dai suoi tentativi riformatori perchè non soddisfacevano punto le loro aspirazioni costituzionalistiche. Frequentissime furono, e tenaci, le accuse mossegli di assolutismo, di politica contaminosa, di ambizione e nel tempo stesso di leggerezza femminile: accuse comuni tanto ai reazionari quanto ai novatori.