Rassegna storica del Risorgimento

TERAMO ; TRIPOTI LUIGI ; GARIBALDINI
anno <1949>   pagina <84>
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84 Libri, e periodici
intenti, per altri scopi), ha voluto solo presentare la trattazione di questioni di ordine teorico e, si potrebbe dire, universale, che gli autori prescelti vedono e studiano a seconda della propria mentalità e preparazione, senza però offrire diversità tali da non poter rintracciare in essi un comune filone di pensiero. Problemi come quello del valore e della funzione attribuiti alle costituzioni, della formazione politica dello Stato, dell'origine e dei reciproci limiti dei concetti di autorità, sovranità e libertà costitui­scono la principale materia offerta in esame, alla quale non si può, né si deve, ancor oggi, negare interesse e attualità.
Appaiono, quindi, come è naturale, in giusta evidenza, brani del Rosmini e del Gioberti. Di seguito, con pia sobrio sviluppo, passi del Balbo, del Tommaseo (della cui presenza, in verità, non si può troppo esser certi), del Ventura, del padre Taparelli d'Azeglio e del Manzoni. Costituiscono, infine, un piccolo gruppo a sé, che giustamente può denominarsi dei cattolici liberali toscani, Gino Capponi, Raffaele Lainbrusckini e Bettino Ricasoli, gruppo facilmente individuabile per precedenti lontani (Savona­rola) e più recenti (Scipione de' Ricci), per una più pura intransigente religiosità, per una più netta separazione del potere ecclesiastico da quello politico.
Scelta sobria, dunque, di lettura piuttosto facile ed invitante, talvolta, forse troppo frammentaria. Scrittori come Pellegrino Rossi, il Lampertico, il Montanelli, il D'Ondes Reggio, il primo Mamiani, il Farini, il Minghetti ed altri ancora restano fuori, ma, a parte quanto abbiamo già detto (che, cioè, l'Omodci ha tralasciato Pesame del contingente e'del particolare e molti degli autori appena richiamati avrebbero dovuto essere inclusi nella scelta soltanto per questo), l'averli tralasciati ci sembra indice di senso delle proporzioni.
Chiudono la serie degli scritti trascelti due brani tolti dalle encicliche Humanum Genus e Renan Novarum di Leone XIII, le quali, com'è noto, hanno contenuto e valore sociale, specie in opposizione ai postulati della democrazia socialista. Si potrebbe, in effetti, disconoscere l'esistenza di una discendenza o di una colleganza tra il pensiero degli autori prima riportati e quello di Leone XIII, perchè, per lo meno nei cattolici liberali italiani, molto scarsi sono gli spunti di contenuto sociale (il Rosmini può costituire un'eccezione; vedi nel presente volume: La ragione pratica delle masse e la ragione speculativa degli individui, pp. 72-74; ma il Roveretano ne tratta soprattutto come problema filosofico-giuridico, non politico-sociale). D'altra parte si può anche comprendere, dati gli scopi cui mira la collezione, come l'Omodei non abbia voluto trascurare Leone XIII, attraverso il pensiero e l'attività del quale (anche se non totalmente) scrittori come il Bonomelli, il Tomolo, il Meda ed altri ancora più recenti, come, ad esempio, il Cordovani, parlano un linguaggio più rispondente alle attuali esigenze morali, economiche e sociali.
La raccolta, infine, ha un pregio che vai la pena sottolineare : nel riportare il sostan­ziale del pensiero politico dei cattolici liberali italiani dell' Ottocento essa mostra come, contrariamente a quanto si è talora sostenuto, per un residuo liberale di preconcetta e indifferenziata ostilità, il cattolicesimo abbia anch'esso datò il suo contributo al
Risorgimento nazionale. t
ENZO PISCITELLI
VITTORIO FRANCHINI, Terra e lavoratori della terra alVepoca dell*assolutismo illuminalo', Milano, Giuffrè, 1947, in 8, pp. 156. L. 440.
ALBERTO CANALETTI GAUDENTI, La politica agraria ed annonaria dello Stato Pontificio da Benedetto XIV a Pio VII; Roma, Istituto di studi romani editore, 1947, in 8, pp. 244. L. 500.
ANTONIO PETINO, La questione del commercio dèi grani in Sicilia nel Settecento; Catania, A. P. E., 1946, in 8 pp. 240. L. 580.