Rassegna storica del Risorgimento
1847-1848 ; CHIESA ; SARDEGNA (REGNO DI) ; STATO PONTIFICIO
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Romolo Qua zza
Ma l'episcopato piemontese, cui già precedentemente mona. Luigi Fransoiù, arcivescovo di Torino, aveva dato numerosi esempi di atteggiamento poco conciliante, *) non propendeva affatto per una quieto accettazione delle recenti norme.
Mons. Andrea Chaxvaz, vescovo di Pinerolo, nomo di nobili sentimenti, circondato di molta stima, già educatore dei principi Vittorio e Ferdinando e, come tale, ritenuto particolarmente adatto al compito, fu invitato a svolgere opera di persuasione presso il sovrano, affinchè ritirasse le disposizioni, dalle quali si giudicava menomata la libertà dei vescovi nell'esercizio del loro ministero. Non avendo egli ottenuta nessuna promessa in questo senso, un'istanza collettiva venne presentata dai vescovi di Torino, Ivrea e Cuneo per chiedere a Carlo Alberto modificazioni e dichiarazioni esplicite, che imponessero per la stampa dei libri sacri la preventiva approvazione degli ordinari diocesani e sottraessero alla revisione delle Commissioni superiori o provinciali stabilite dalla legge le lettere pastorali ed ogni scritto richiesto dall'adempimento del ministero episcopale.2) E mentre la questione suscitava polemiche vivaci nei giornali, mone. Andrea Cbarvaz, indignato o dolorosamente colpito, ritenendo che la sua dignità di vescovo gli impedisse di continuare più oltre a d esercitare un ministero avvilito , ) diresse al sovrano domanda di rinunzia alla cattedra vescovile di Pinerolo, accompagnandola con una lettera redatta in termini, che parvero non solo ce poco rispettosi, ma quasi insultanti . Nel trasmetterne il testo al ministro di Sardegna a Roma, Domenico Pareto, autorizzandolo a darne lettura in via confidenziale al Segretario di Stato cardinal Ferretti, il conte Ermolao di San Marzano osservava: ce II complesso della lettera è tale da dispensare da qualunque commentario, solo farò osservare a V.S.Ill.ma la tendenza a quel radicalismo religioso, che ha fatto e fa tuttavia molto male in Francia, e che ba avuto (a sua origine nell'epoca della pubblicazione del famoso Avenìr dell'Abbate Lammenais .4)
supporre che da S. M. vogliasi menomamente incagliare l'esercizio della giurisdizione vescovile sull'importante oggetto della nostra Su Religione: intorno al vero spirito della legge vengono pertanto chiariti e delle ottime intenzioni del Re riaccertati. Cosi avvertiva il San Marzano, scrìvendo il 10 gennaio J848 al Pareto (disp. n. 143); e soggiungeva: Potrà Y. S. Illmt darne contezza all'mm0 Segretario di Stato, affinchè per mezzo di lui il Santo Padre eziandio ben conosca il vero senso e scopo della legge e le intenzioni precise di S. M. a riguardo dei Vescovi e loro attribuzioni in materia di Reagitone. H Pareto nel rapporto del 17 gennaio 1848, n. 276, rispose: Avrò cura di dare contezza all'Eni100 Segretario di Stato delle lettere della Grande Cancelleria ai Monsignori Arcivescovi dei RR. Stati in data de' 29 e 31 dicembre, le di cui copie andavano unite al sullodato di Lei dispaccio. Non saprei dubitare che dalla Santa Sede non sieuo giustamente apprezzati gli schiarimenti dati in questa circostanza e dai quali emerge evidentemente l'intenzione di S. M. di mantenere intatte le attribuzioni; cnè: hanno i Vescovi intomo alle materie che riflettono la Religione.
') Contrasti intorno alla revisione ecclesiastica erano avvenuti sul finire del 1835. Vedi CHIOSO, op. cìt.y voi. 3, p. 180 e sgg.
2) Cnn/so, op. eit., voi 3, p. .211 e sgg.
*) CHIUSO, op, fit voi 3P, p. 214.
4) Da lettera confidenziale del San Marzano a Domenico Pareto, 29 dicembre 1847, lettera che cosi prosegue: L'osservazione del cesto fatta da Mons. stesso d'aver goduto finóra d'una sarte d'exemption do la Révision Lalque quant aux ferita directement rvlitiì/s à mon administraiion, prova che questa Revisione laicale esisteva, e che per conseguenza il futuro asse.rvissBme.nt dp mes collèguea non sarebbe altro che la continuazione della pratica finora seguita in simili circostanze. Non finirò poi senza