Rassegna storica del Risorgimento

DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; GARIBALDI GIUSEPPE
anno <1949>   pagina <149>
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Garibaldi nei rapporti degli agenti diplomatici napoletani 149
La nuova dell'arrivo di Garibaldi propagavasi rapidamente in Italia. Da Roma rincaricato d'affari napoletano comunicava, infatti, che l'arrivo in Genova di Garibaldi, Tommaseo ed altri patrioni aveva avuto ripercussioni in quella capitale, suscitando l'en­tusiasmo degli elementi liberali, E che era prova, come dice vasi testualmente, che il dema­gogo Genovese (evidentemente il Mazzini) non voglia desistervi da ulteriori intraprese . Lo stesso diplomatico dava come probabili altri sbarchi, che sarebbero stati tentati da rivoluzionari, uno nelle spiaggie romane verso Palo, ed altro in quelle napoletane verso Gaeta (rapporto del Carafa al Cassisi N. 3692 del 24 maggio '54).
Nei successivi dispacci i diplomatici borbonici si ingegnavano a formulare indu­zioni, pia o meno fondate, sui futuri disegni del Generale.
Cosi, il regio inviato a Londra aveva manifestato che Garibaldi avesse avuto istru­zioni, partendo da quella capitale per Genova di spiare, attendere gli eventi e di pre­pararsi a seguire il motto d'ordine di combattere il tiranno sotto qualunque bandiera ed ancora che il quartier generale del partito mazziniano fosse in Lugano, che si pro­gettasse un moto nelle Romagne (altro rapporto del Carafa al Cassisi N. 3847 in data 31 maggio *S4).
Garibaldi e Mazzini appaiono nei rapporti in parola come le due personalità più eminenti, pitt popolari, quindi più temibili del movimento rivoluzionario italiano e le note dei diplomatici trattano spesso congiuntamente di entrambi.
Un riservatÌ33Ùno rapporto del Carafa del 3 giugno stesso anno '54 ne contiene allegati altri quattro spediti dall'incaricato d'affari a Torino Canofari, relativi appunto a Garibaldi e Mazzini, al recente, fallito movimento insurrezionale de La Spezia e alle incessanti trame dei rivoluzionari.
Di Garibaldi, dopo essersi rilevato che la di lui condotta rappresentava un mistero, che sarebbe stato forse svelato da successivi avvenimenti, si rendeva noto che egli erasi recato a Nizza per rivedere i suoi tre figli e che prima di lasciar Genova aveva scritto una lettera all'intendente sardo Buffa, ripetendo proteste di sottomissione al Governo sardo e il suo distacco dal partito mazziniano, e che tale ultima dichiarazione sarebbe stata, ove le circostanze l'avessero richiesto, pubblicata sui giornali. *)
Secondo lo stesso informatore, il Generale viveva ritirato in casa, facendo cono­scere di essere indisposto, come aveva fatto a Genova, e all'intendente di Nizza La Mormora, aveva ripetute le stesse assicurazioni date per iscritto a quello di Genova.
Prevedeva il Canofari che sarebbe stato consentito al pericoloso condottiero, ritenuto, però, estraneo al moto di Lerici, di fissare stabile dimora in Piemonte, e che il Governo sardo si sarebbe difeso contro gli oppositori, che l'avessero accusato di condi­scendenza, sostenendo esser preferibile trattenere Garibaldi in Piemonte, anziché saperlo senza sorveglianza in paese straniero.
Altri particolari venivan pure forniti circa le istruttorie in corso contro i partecipi al moto di Lerici, sull'attività di Mazzini in relazione al moto stesso, sulle sue intenzioni e sui contatti del medesimo con gli esponenti del partito repubblicano piemontese (Brofferio, Depretis, Mcllaua, Valerio).
l) Seguiva a breve distanza di tempo e cioè, il 4 agosto stesso anno, il noto comu­nicato apparso a Genova sulP oc Italia e Popolo , con il quale lo stesso Garibaldi espri­meva la sua disapprovazione ai recenti moti insurrezionali mazziniani, ammonendo i giovani a non lasciarsi trascinare in tentativi intempestivi, che potevano rovinare o almeno screditare la causa italiana; cfr. L WIIITE MARIO, Garibaldi e i suoi tempi cit., p. 208.