Rassegna storica del Risorgimento

DUE SICILIE (REGNO DELLE) ; LEGA ITALIANA
anno <1917>   pagina <746>
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. Paladino
esso danni non lievi. Opinione e dubbio - conviene dirlo - tott'altro che ingiustificati, se si tien conto del fatto evidentissimo ohe Carlo Alberto, fermo dapprima nel proposito di addivenire alla lega, cambio parere allorché Ferdinando, l'unico principe, che per le -forze di cui disponeva potesse fare qualche cosa, ne assunse; risolutamente l'ini­ziativa. Questo quanto alla sostanza della risposta negativa, data dal Gabinetto Balbo - ParetovQuanto alla forma,, il governo di :Gaifo Al­berto commise un errore gravissimo, e fu -quello di non dichiarare esplicitamente la sua volontà, che i Siciliani rimanessero uniti ai Na­poletani. Si può non credere che il re di Sardegna nutrisse segrete mire ambiziose sull'isola ribelle a Ferdinando li ; ma l'espressione del Pareto in attesa che si costituissero i singoli governi in tutte le parti ' Italia , se anche non alludeva, nelle intenzioni di chi la pronunziò, al governo provvisorio della Sicilia, peccava senza dubbio di ambi­guità, potendovi comprendere tanto questo, che quelli della Lom­bardia, di Venezia e dell'Emilia, i cui rappresentanti erano ammessi al congresso anche dal Governo napoletano. '
Non v'era dubbio che, quanto alla Sicilia, le idee del gabinetto Troya e di qualsiasi altro Ministero non potevano cambiate; e chi avrebbe osato chiedere al Borbone di rinunziare a quella parte del Regno ? La questione dell'unità dello Stato interessava, più d'ogni altra cosa, re Ferdinando. Una sgradevole impressione produssero nell' animo di lui e dei suoi ministri le nominev avvenute in quei giorni, dei plenipotenziarii siciliani per il congresso di Roma, e del P. Ventura a rappresentante del governo dì Palermo presso la Santa Sede. Il Colobrano ne dette comunicazione al Dragonetti con rapporto del 22 aprile, facendo rilevare, non senza amarezza, il danno che alla causa napoletana sarebbe derivato: dalL'an'ivo KJ Roma di quei sedicenti plenipotenziarii, tanto pia che la fazione democratica di quella città non celava le sue simpatie per gì' vmtoti del popolo? Tale fatto - osservava il Colobrano - obbliga a stringere presto il patto di federazione, o almeno ad aprire il congrèsso* Ma, come potevasi f ciò, senza il concorso pronto e sollecito dei
1 U Consiglio dei ministri adottò il principio più Umerale di ammettere al Gongresso senza discussione l rappresentanti di tutti i governi non definltìvamente costituiti eccetto quello di Palermo; ina la Santa Sede fu ÓU opinione di chia­marli a fame parie, solo quando i plenipotenziarii dei quattro principi legittimi ne giudicassero I opportunità. Iradolf a Dragonetti, 6 aprile 1848 clfe
a Colobrano a Dragonetti, 22 aprilo ÉÉ (Rasoio 4187).