Rassegna storica del Risorgimento

DOLFI GIUSEPPE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1949>   pagina <166>
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Elio Conti
Mi duole assai della malattia della povera Fabrini. Sono ansioso di saperne. Sono sicuro che Voi e tutti gli amici porgete gli aiuti necessari: ponete me pure tra quelli per 100fr. ch'io manderò per messo della Nathan, appena abbia nuove. Dite a Gregorio1) ch'ebbi la sua, e non rispondo unicamente perchè incerto se l'ammalata migliori o volga alpeggio.
Addio, caro Dolfi: alla moltitudine delle provocazioni che ci avventano rispondiamo
con uno sforzo gigantesco che ci ponga in caso di costringerli ad agire nazionalmente,
trainati dalla nostra, iniziativa. Vostro sempre
Gius.
Ricevo ora il n. 9 (de La Nuova Europa).
Buono, ma lasciate ch'io dica, timido. Perchè dimostrare che Formare non è prò-vocazione ? :Non vogliamo, non dobbiamo noi provocare ? Non ha. egli il provocato Venezia in mano? Non vogliamo noi averla? Trapela sempre in tutte le cose nostre.la mancanza di coscienza del nostro diritto.
VI.
27 maggio 11861]. Caro Dolfi,
Dev'essersi presentato a voi un giovane Bezzi, figlio d'un Bezzi amico nostro, il quale s'è recato da Spoleto a Firenze per istruirsi'nell'arte. Io dovea scrivervi prima, e sviato da altri affari, noi feci. Mi dorrebbe che lo aveste accolto male e con diffidenza. Se potete dissotterrarlo, fatelo per amor mio. Ho promesso al padre di raccomandarvelo, per fargli conoscere qualcuno, e per quelle cortesie che son preziose a chi è nuovo in una città; poi, anche perchè possiate tenerlo d'occhio e dargli qualche buon consiglio.
La Nuova Europa va bene. Soltanto, raccomandate agli amici che battano sempre, sino a diventar monotoni,il chiodo di Roma e Venezia. È il nostro dolendo Carthago. Non è permesso a 22 milioni d'uomini di lasciarle alla diplomazia, alla conciliazione degli interessi Europei, al capriccio e ai disegni di Bonaparte. In verità siamo colpevoli se lasciamo trascorrer l'anno. E inoltre, s'oggi operassimo sul Veneto, avremmo insurre­zione TJngarese, Orientale, Polacca. Hanno venturo, chi sa come i moderati di quelle contrade le avranno assonnate. E il Giornale e voi tutti dovreste provocare, mantenere, accrescere, l'agitazione in quel senso. Non dovrebbe esservi manifestazione, riunione, ban­chetto d'amici, senza che n'esca alla fine una petizione o protesta perRoma, Venezia, e Giu­ramento, registrata poi nel giornale. L'Italia tutta dovrebbe mandare un grido continuo in proposito: dimostrazione nazionale. Perchè non cominciate a vivere di vita pubblica come gli inglesi ? Perchè non fate pera Roma e Venezia riunioni pubbliche ? Gioverebbero non solo a manifestar l'opinione, non solo a farvi firmare le petizioni e proteste, ma a raccogliere il franco; il franco per una volta tanto; il franco che dopo l'eccitamento dei discorsi nessuno ricuserebbe.
Perchè, caro Dolfi, lì sta la questione. Non possiamo, non dobbiamo contentarci di articoli di Giornali e di discussioni per miglioramenti interni, come se avessimo già l'Unità, Sta bene parlare anello adesso di libertà; ma vivete sicuri, che non l'avrete. Bisogna ricominciare una vita nuova} finora siamo nel vecchio; il nuovo non può cominciare che in Roma. Là dobbiamo volere un Patto Italiano: oggi non abbiamo che uno Statuto Pie­montese. E dobbiamo sollevar la Nazione d'un balzo al concetto della vita nuova facendola
> ,1., il"*"* *
iniziatrice della rivoluzione Jouropoa, *
) Gregorio Fobbrini, eiie, col fratello Luigi, ospitò Manzini nel 1859 e 1860.