Rassegna storica del Risorgimento
DOLFI GIUSEPPE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1949
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pagina
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167
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Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Giuseppe Delfi 167
Petizioni, dunque: protèste per Roma e Venezia; e il Franco - o il mezzo franco per gii Operai. A quest'ora sarete convinto come me die non bisogna aspettare iniziativa da Garibaldi), Bisogna farla per lui: aprirgli un nuovo campo sul quale ei possa entrare. Per questo abbiamo bisogno di 500.000 fr. e non abbiamo ancora che una miseria.
Scusate se parlo sempre della stessa cosa. Non posso a meno. È Pùnica che importi. E non facciamo abbastanza per essa. Martin(ati) è presso di voi; con me s'è fatto morto. Non pensa egli alla sua Venezia ? Passa alVordine del giorno come la Camera ? Perchè non me ne parla ? Perchè non mi dà lumi.e contatti coWalto Veneto ? Perchè non si butta a corpo morto a organizzare la colletta del franco su tutti i punti quand'ei sappi che è destinato esclusivamente al Veneto ? Vogliate chiedergli dov'è Zugni ? e dirmelo.
Addio: vogliatemi bene. Vostro sempre
Gius.
Saluti d'affetto a Mazz(oni) e a Fabr(ini), Come sta la Sig. Antonietta?
VII.
11 Settembre '61. Dolfi mio.
Ebbi la vostra. Ricevo sempre la Nuova Europa: buona assai e desidero sapere se aumenta di circolazione.
Non v'è modo d'avere in Firenze una grande riunione pubblica per la protesta ? Non è solamente lo scopo di popolarizzarla e dar l'esempio all''altre città, ma quello di cominciare una volta a iniziare a vita pubblica i nostri, che mi fa insistere su questa proposta.
Del resto, a rischio di essere monotono non ho che a dirvi di non trascurare opportunità per provvedere la sottoscrizione del franco per Venezia. Credo siate a quest'ora convinto che né da Garibaldi, né da altri potete sperare iniziativa e che incombe, cóme sempre, a noi l'obbligo d'aprire colà un campo agli Italiani di buona volontà.
Pensate, Dolfi, che ad aprir quel campo non è ostacolo fuorché del denaro per l'armi: armi da dividersi .in parli tra il di fuori e il di dentro. Pensate che là sta non solo l'emancipazione d'Italia, il debito di riconoscenza che dobbiamo a Venezia pei miracoli del 1848, e 1849, l'indipendenza da L(uigi) Napoleone) del quale la moltitudine non sentirebbe più il bisogno; ma /'iniziativa italiana nella Crociata delle Nazionalità. E pensiero tale che inverila dovrebbe farci vendere l'orinolo, E non posso tornii di mente, che, volendo, non possiate in Italia far del franco un tributo nazionale. Chi diavolo non può dar un franco ? E chi, se spronato con debiti modi, avrebbe core di ricusarlo ? H segreto sta nel trovare un uomo attivo o meglio una donna attiva in ogni località. Pensateci sempre. Che fa Martinatt? Come non ha, egli Veneto, la febbre d'ordinare tra Veneti lavoro siffatto e far di ciascuno un questuante a prò' detta sua città ? Volete chiedergli dove sia Zugni e dirmelo?
Avete a momenti il Congresso Operaio. *)
La necessità d'uno Statuto unico per gli interessi generali degli operai comincia ad esser sentito. E pia che probabile che sarà fatta una proposta in quel senso. E naturale abbastanza che voi proponiate lo Statuto boti'e fatto della Fratellanza Artigiana. Lo credo non di meno un errore, Se il disegno importantissimo ha probabilità di successo colle piò-tra le Società, i concedendo ad esse la soddisfazione d'avere uno Statuto steso da una Commissione eletta dalla maggioranza. Ben inteso, gran parte del vostro Statuto dovrebbe
i II IX Congresso degli Artigiani d'Italia.