Rassegna storica del Risorgimento
DOLFI GIUSEPPE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1949
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pagina
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171
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Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Giuseppe Delfi 171
che s'è poi risolta in nulla, in Lugano con guanti m'avevano lasciato in disparte oidi' caio ogni supremazia calpestato in cento guise diverse il mio individuo, per vedere se fosse possibile andare a un fine. Non parlate di unione a me, ma a chi, dopo essersi inteso, tira per una via contraria.
Intendersi vuol dire, non esser dipendenti da me o da Garibaldi) o da altri, ma da un programma, da un disegno determinato, discusso, adottato, seguito nei menomi atti. E senza quello, ogni lavoro è inutile: non esiste Partito. Da un anno o due, abbiamo detto andiamo al Veneto poi a andiamo sul Viterbese* poi a.andiamo in Oriente poi ce andiamo a Roma poi te andiamo sul Veneto per la via di Samico poi te a Roma o alla morte, senza andare nò air una né all'altra. Abbiamo sprecato danaro, armi, vitalità, prestigio, ogni cosa. Faremo lo sasso, finché staremo nell'indefinito, finché abdicheremo la coscienza del Partito davanti a una menoma parola d'uomo o alla menoma circostanza fugace, al menomo progetto nuovo.
Tutto questo tempo, io ho detto ciò che ora ridico.
Divisione di lavoro. Garibaldi) deve guidare ogni azione. Il Partito deve preparargli il terreno e chiamarlo. Le due cose non possono esser fatte da lui.
Non possiamo andare a Roma se non rovesciando il Governo o avendo in Italia o almeno nel mezzogiorno, una base di operazione o provocando un vespro in Roma. La prima cosa non si vuole, la seconda per ora non si può.
Abbiamo bisogno dunque dell'insurrezione Europea; bisogno d'un terreno sul quale si possa riformare un esercito di volontari da potersi, dopo la prima impresa, portarsi in Roma: d'un nemico a prò* del quale il Governo non possa tentare un secondo 'Aspromonte senza rovina: d'una guerra che, per le simpatie universali, diventi nazionale, e che per legami esistenti trascini dieci insurrezioni dietro di sé. Tutte queste condizioni s'incontrano nel Veneto.
Taluni mi hanno detto che assalendo il Veneto, noi daremo a L(uigi) Napoleone) opportunità di scendere in Napoli, di far non so che. L'obbiezione è curiosa da parte di uomini che dicono et muoviamo su Roma come se assalire L(uigi) N(apoleone) gli dasse minore opportunità. In questo secondo caso ei farebbe positivamente e con pretesto di necessità di difesa: nel primo, ei può fare, ma senz'ombra di pretesto e schierandosi contro l'Inghilterra e l'Europa*
Altri mi ha detto: ce egli entrerà nella guerra dimenticando che ei non può entrarvi se non in caso dell'essere l'Italia battuta dimenticando che questo rischio lontano e ipotetico nel caso nostro è certezza presto o tardi se non facciamo. Il segreto di Rattazzi era, il segreto del Governo é, di una guerra all'Austria ma a fianco di L(uigi) Napoleone). L'iniziativa presa dalla democrazia rovina il loro piano. L(uigi N(apoleone) non può scendere per secondare Garibaldi sull'Alpi e non può scendere contro. Persisto dunque.
E mentre ora che tutto il lavoro europeo si porta per quella direzione: Grecia, Serbia, Bulgaria, Montenegro, Ungheria, Boemia, Russia, Polonia, tutti i paesi nei quali si preparano moti o dove possono suscitarsi, ci additano la guerra all'Austria come parte nostra. Iniziandola, noi capitaneremo la rivoluzione Europea.
Voi tutti dovete esaminare, discutere, decidere: poi intendersi con me. Altri può veder meglio: ma io non lavoro, più che per due cose: per "impresa veneta da iniziarsi da noi o per rovesciare il Governo e proclamare la repubblica.
Volete lavorare a questa seconda cosa ? son qui. Atta prima ? son qui. Ad altro no.
Ma se per caso approvaste il disegno mio, allora dobbiamo lavorare a realizzarlo
praticamente; bisogna consacrarvisi e non deviare mai: bisogna occuparsi continuamente