Rassegna storica del Risorgimento

DOLFI GIUSEPPE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1949>   pagina <179>
immagine non disponibile

Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Giuseppe Dolfi Vi 9
Un moto serio creerebbe Vagitazione. TI Governo probabilmente s'opporrebbe. Quindi manifestazioni, collisioni etc.
Ma perchè questo accada e favorevolmente per noi, è necessario un corpo ordinato, compatto, più o meno armato e presto a seguire un impulso unico e a impadronirsi dell'op-portunità: è necessario sopratutto creare nel popolo Videa d'una forza esistente, con un nome unico che risuoni per ogni dove.
Per questo iniziai il lavoro della Falange sacrai, E notate che cento, cinquecento, mule nuclei potrebbero formarsi a guisa di Sezioni indipendenti, dove sventuratamente ' esistono antagonismi individuali. Il programma sarebbe Vunico capo. Basterebbe, a creare la fona, che ogni nucleo accettasse il nome, serbasse il quarto della sua cassa a me, conser­vasse gli altri trequarti all'aumento dei membri e predicasse repubblica o impresa veneta.
Quanto a finanza, se invece di venti sottoscrizioni diverse che stancano i patriotti, tutti i nostri avessero accettato, diffuso, predicato instancabilmente e per ogni dove una con' tribuzione unica d'un franco al mese, promettendo di non chiedere altro, centomila con­tribuenti darebbero in un anno un milione e duecento mila franchi: somma che basterebbe per aiuti alla stampa e ad altro e nello stesso tempo a una azione.
Tutto questo era ed è possibile} ma ciò che è impossibile è unire tutti i nostri per rea­lizzarlo. Di voi altri in Firenze ho dovuto disperarlo più che d'altri. Ond'io mi son rasse­gnato a far quel poco che posso con quei che vogliono intendersi meco e lasciar ch'altri faccia come gli talenta. Lavoro per dovere, con poco speranza. Accetto chi viene, non nolo d'insistenze chi non vuole, E quindi il mio silenzio con voi.
Garibaldi) tace. Cosa essenziale sarebbe che Egli dicesse, non repubblica è impos­sibile ottenerlo ma: Fate VUnità e conquistatevi Libertà, per qualunque via contro qualunque cosa sia ostacolo . Gli italiani intenderebbero a modo loro, e lo riterrebbero d'accordo colla nostra più aperta predicazione: ciò che sarebbe vitale, segnatamente pel Mezzogiorno. Io glie l'ho chiesto; ed ebbi, giorni or sono, rifiuto cortese, fondato su che il popolo Italiano è indietro e colpevole, coli'aggiunta chea se un giorno si mostrerà, è certo di trovar lui e me al nostro posto. Anche in questo, se invece di sterili pellegrinaggi a Caprera, tutte le Sezioni del Partito, ordinate, gli chiedessero solennemente come dovere e come desiderio di popolo, quella dichiarazióne, forse l'otterrebbero.
Ecco nuovamente il pensiero mio. Prendetene Vespressione come sfogo amichevole senza scopo e senza speranza. Avvenga dunque che può e ci giovi quando che sia la forza delle cose. Gii uomini non concreteranno mai. Vive in noi tuttora il lievito del medio evo.
La salute di L(uigi) Napoleone) è rovinata: et morrà probabilmente nell'anno. E per quello appunto urgerebbe di prepararci.
Salutatemi Pietro, *) con affetto: Bak(unin) e sua moglie se li vedete. Vogliatemi bene
e credetemi vostro sempre
Gius.
XXIV. 3 agosto [186S].
Caro Dolfi,
Volete far avere a Siena l'acchiusa? Potete leggerla prima. Così saprete ciò ch'io penso.
Firenze dorme e la Corte, temo, muterà il sonno in morte* Io vado predicando il da farsi per debito mio, a Vho recentemente riassunto in quella lettera ai giovani delle Romagne che forse avete letta nel Popolo d'Italia; ma lo fò con poca o niuna speranza. Quei che hanno intelletto e trascinerebbero, uniti, il paese, hanno il medio evo nell'ossa e non possono
*) Pietro Giannonc.