Rassegna storica del Risorgimento
DOLFI GIUSEPPE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno
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1949
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pagina
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185
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Lettere inedite di Giuseppe Mazzini a Giuseppe Dolfi 185
Ciò ch'io chiedeva a voi cornea tutti* buoni davvero era ed è questo:
Credete che si debba per noi lavorare come possiamo a cacciar via il cumulo di ver' gogna che la monarchia ha messo sull'Italia?
Consentite nel concetto espresso nel Manifesto dell'Alleanza e nella Circolare sulle norme pratiche?
Se sì, allora raccogliete intorno a voi tre o quattro giovani convinti e di buona volontà e costituitevi nucleo direttivo dell'Alleanza nella vostra provincia. Non badale ad aver prima consensi di sommità o d'altri. Cominciate. Da cosa nasce cosa. Foste anche in dieci, importa che uniformiate le azioni al convincimento. Seguirà chi vorrà. Costituitevi. Dichiaratevi membri dell' Alleanza : stringetevi atta contribuzione mensile: dove avete amici cercate affratellarli: ogni affratellato prenda egli pure mensilmente un biglietto: se popo-lani>, dia centesimi invece e, compito il franco, riceva qual documento un biglietto: corrispondete di tempo in tempo con me: a ogni passo che farete innanzi terranno dietro nuovi suggerimenti* Ecco tutto. Quando cominciammo U lavoro trentacinque anni addietro eravamo meno numerosi d'oggi.
Questo vi chiedo ancora. Se volete, prima del lavoro, il consenso attivo degli uomini che hanno recitata una parte qualunque, non Vavrete. E un atto di dovere verso voi stesso e la verità che bisogna compiere. Il resto verrà o non verrà a seconda delle circostanze.
Vedete voi. Per me, non insisterò pia oltre. I cooperatori devono venirmi spontanei, non trascinati.
Da me, i primi biglietti furono mandati a voi. Se ne vennero mandati ad altri, deve esser da Mil{ano) dove era un deposito. Bruto buonissimo infondo checché dicano concede troppo atta propria individualità, ai propri, comechè giusti, risentimenti. Egli avea tipi sotterrati che, da quando egli stesso rinunziò al lavoro, avrebbe dovuto cedere agli altri; ha, credo, alcuni revolvers che dovrebbe cedere. Egli non rispose a una lettera che gli indirizzai in Salerno. Nondimeno gli riscriverò.
Quanto a Roma, potrò dirvi qualche cosa di positivo tra non molto. Bisogna da tutte le parti insistere perchè, se non possono iniziare come io consiglio, se il moto rimane in mano al Compitato) Nazionale), insistano almeno perchè Roma non si dia se non a patto d'esser Metropoli. Ora perchè patto sia, è necessario, ove Roma s'emancipi, avere una Rappresentanza, Governo Provvisorio o Assemblea, che tratti. Il plebiscito,vera parodia del voto universale inventata da L(uigi) N{apoleone) e che vedo con dolore raccomandato dai Romani di Bologna darebbe Roma atta cieca. Ciascun Romano voterebbe pel si convinto d'avere in Roma il Centro Governativo e il dì dopo si troverebbero tutti traditi.
Fatemi sapere se questa v'è giunta. Ricordatemi a Mazz(oni) e a Giannone. Vostro
sempre
Gius,
Conoscete Tebaldi, Siciliano?
XXXVLi)
20 gennaio [1867]. C(aro) D(olfi),
Sui primi del novembre scorso mandai a Garibaldi lettera mia con una del Comitato d'Azione in Roma chiedendo quel materiale di T(erni). Garib(aldi) rispose al Compitato): dò che chiedete sarà fatto e a me di mandargli il nome della persona che sarebbe incaricata di ritirare gli oggetti e che mi manderebbe subito l'ordino. Scrissi a Roma, ebbi il nome e lo mandai a Garibaldi) il 21 dicembre. D'allora in poi, non ebbi né ordini né altro. Il ritardo tormenta i nostri: il malumore crescente fra popolo e zuavi può proromper ogni giorno ed è male che gli uomini ordinati sotto noi siano sprovveduti
i) Pubblicata, mutila in fondo, in S.E.I., Epistolario, voi. Ltl, p. 178.