Rassegna storica del Risorgimento

DOLFI GIUSEPPE ; MAZZINI GIUSEPPE
anno <1949>   pagina <188>
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Elio Conti
UNA LETTERA INEDITA DI G. MAZZINI AD ANSELMO HIV ALT Ai)
Fratello, 17 Snaio [1863].
Voi noi credereste, se non a me. Io non lessi il vostro libro a La Lombardia nel 18-18 fino o questa sera. Giacquefra altri da quando da voi e da altri mi fu inviato, in un angolo della mia stanata. Lavoro da mane a sera: non leggo quasi mai. Poche ore fa, rividi quel libro, sentii come un rimorso, cominciai a leggerlo, proseguii fino alla conclu­sione del cap. 3, m'asciugai gli occhi, presi la penna e vi scrìvo riconoscente.
Riconoscente, badate perchè voi mi sembraste troppo buono perch'io anche invo­lontariamente v'inganni non ch'io intenda di lodarvi a modo di scrittore o esagerare i meriti letterari che avete o potete avere. Non mi son fermato ad esaminarli. L'ufficio di critico davanti alfe scene che descrivete m'è impossibile. Non so dunque cosa alcuna dei-Parte colla quale avete potuto tessere il racconto o dello stile. So che le vostre pagine m'hanno empito gli occhi di lagrime; che m'avete fatto balzare il core come s'io avessi venticinque anni, che avete fatto rivivere nell'anima stanca, addolorata, delusa, il fremito d'orgoglio italiano e di speranza di fati migliori che s'annunziavano ancora nel primo periodo del 1848, che m'avete ricordato i moti d'un popolo che ho amato e amo e uomini che ho pianto e piango e nomi d'uomini cari allora, taluno dei quali hanno già scavato una ruga nel mio core. So che m'avete altamente commosso, che ho sentito vivissimo il desiderio di dircelo e non potendo < quello di scrivercelo.
Jo non so chi siate, nulla di voi; non so dove siate né se potrò farvi giungere queste linee. Le mando in ogni modo agli amici. E voi abbiatele come un abbraccio spontaneo, non calcolato, d'un uomo che probabilmente non vi vedrà mai, ma che ha vissuto in quelli eventi che ricordate d'una vita di fede e di amore ignota ai suoi concittadini
Domani, questo momento d'entusiamo giovanile sarà pur troppo passato. Domani, tornerò ad essere vecchio, vecchio di anni e di core. Domani i Giornali italiani mi porte­ranno innanzi polemiche costituzionali menzognere e indegne di noi, calcoli di speranza su L(uigi) Napoleone), sulla diplomazia, sul ministro o sul re, e lagnanze indecorose per violazioni di diritti alle quali bisognerebbe resistere e grida impotenti per Roma e Venezia che un popolo di.ventidue milioni dovrebbe conquistare a corsa. Domani, come ogni giorno, avrò freddo nell'anima, pensando all'Italia sognata, all'Italia meritata dagli uomini e dai fatti che ricordate, convertita da non so quale arte satanica in una Italia d'opportunisti, di macehiovelluzzi, 'di tiepidi che si credon avveduti, di pigmei saliti sui cadaveri d'uo­mini, di dispotismi inetti intorno a ordinamenti interni, mentre siamo a mezzo di una rivo­luzione, mentre abbiamo lo straniero in casa, mentre dovremmo pensare, sognare, delibe­rar danaro, armi e azione azione ad ogni patto e contro qualunque s'attraversi.
Addio, fratello; amate chi seguirà quella via fino all'ultimo, ma senza gioia, senza comunione di vita coi più tra i propri concittadini, e come si obbedisce allo scarno, freddo, nudo Dovere. Vostro ' Gius. Mazzini.
*) Tra le carte dei Dolfi è conservata anche la seguente lettera indirizzata ad An selmo Rivalla, pseudonimo letterario di Luigi Cauteli nz-/.o. Il Castcllazzo, noto allora tra le file della democrazia soprattutto per essere tato implicato nel processo di Mantova del 1852-53* da coi era uscito con una fama non del tutto limpida, dal 1861 risiedeva in Firenze come collaboratore a La Nuova Europa . Nel 1862 aveva dato alle stampe con prefazione di Martìnati, il libretto intitolato: La Lombardia nel 1848 (Firenze, Tip. Garibaldi) a cui si riferisce Mazzini nella sua lettera.