Rassegna storica del Risorgimento
FOLLIOT CRENNEVILLE FRAN?OIS
anno
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1949
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pagina
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197
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VARIETÀ, RASSEGNE E DISCUSSIONI
L'ATTENTATO CRENNEVILLE
Una rivoluzione aveva bandito da Firenze il granduca nel febbraio 1849, una controrivoluzione di li a pochi mesi ve Io richiamava. La restaurazione della monarchia costituzionale di Leopoldo II avveniva infatti il 12 aprile 1849 in tutta la Toscana, tranne che a Livorno, città allora popolata quanto Firenze, ribelle ad ogni ordine, animosa e fiera, porto ed emporio fiorentissimo, polmone e cuore del granducato in cui si concentrava quanto rimaneva di libero stato e di sangue generoso. Livorno fu eoa) la sola nell'intera Toscana a condannare, con l'esempio contrario, la vigliaccheria di quella restaurazione, trovando tanto valore in se stessa, tanta concordia, tanta fierezza da combattere isolata, abbandonata, reietta, la truppa austriaca, di coi il sovrano aveva sollecitato l'intervento, mostrando all'Italia come si muoia eroicamente con Parme in pugno per la propria Patria.
Fino dal 21 aprile le soldatesche della reazione scendevano da Modena e da Parma, entrando senza contrasti in Toscana. Dopo aver occupata rapidamente la Lunigiana e la Garfagnana, il loro comandante, il generale barone Costantino D'Aspre, bandiva il 5 maggio da Pie trasanta un proclama ai Toscani col quale non faceva mistero delle sue intenzioni e della sua missione: quella cioè di sostituire alle disciolte milizie granducali nel reprimere con la potenza delle armi ogni anelito di libertà ed ogni velleità generosa. Spintosi con 17.000 nomini e 50 cannoni fino a Pisa, colà attendeva le decisioni di Livorno, che dovevano essere di resistere a tutti i costi, fino all'estremo. Atto questo di sub Urne follia certamente, ma senza di esso però come scrive il Montazio la Toscana non avrebbe ricordo che menomasse Tonta e il dolore dell'invasione austriaca. Avvenivano così i gloriosi e sanguinosi fatti dell'I 1 e 12 maggio 1849 per la difesa della città contro l'impeto aggressivo del nemico, che alla fine doveva prevalere.
Dopo l'espugnazione di Livorno devastata, saccheggiata e smunta dagli austriaci, il generale D'Aspre partiva, lasciandovi un presidio di 2000 uomini, quali truppe d'occupazione od ausiliarie, come le chiamava il granduca, al comando del non ancor trentacinquenne colonnello d'artiglieria, promosso l'anno seguente maggior generale, conte Francesco Folliot Cr enne ville, il quale doveva rimanervi quale governatore militare e presidente del consiglio di guerra fino ai primi del 1855, commettendo le più. inaudite violenze e le pio efacciate sopraffazioni contro quel popolo impotente a reagire alla sua malvagia arroganza, emulando e spesso sorpassando in efferatezza i suoi colleghi generali Haynau, Urban, Gorgowsky, Giulay e tanti altri feroci e spietati nemici del nome italiano, che in quegli anni hanno rappresentato nella penisola l'Austria esecrata.
Oriundo di una nobile famiglia normanna, egli aveva il triste vanto di unire nella sua persona la protervia francese e la ferocia brutale del croato. Fisicamente era il prototipo dell'ufficiale austriaco: alto di statura, snello di forme, attillato nella sua bianca divisa, rasi i capelli fino alla ente ed incastonata nella occhiaia una lente attraverso la mule con aria tracotante fissava i passanti quasi cercasse nel loro viso un pretesto per flagellarli a sangue col suo inseparabile frustino* procedeva lesto, impettito,