Rassegna storica del Risorgimento

FOLLIOT CRENNEVILLE FRAN?OIS
anno <1949>   pagina <199>
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L'attentato Crenneville
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Là Questura, fiutando il pericolo ed avendo sulle spalle una grande responsabilità,
otteneva dal generale la promessa che quella sua inopportuna visita fosse troncata;
infatti egli partiva tosto per Pisa. Breve però tu quella assenza, facendo poco dopo
ritorno a Livorno all'insaputa degli agenti che dovevano vigilare sulla sua persona,
i quali lo credevano già lontano I
Sull'imbrunire del 24 maggio, il Crenneville e il console austriaco a Livorno,
Nicola Inghirami Fei, che il popolo del pari detestava per servire lo straniero, si diri­gevano verso lo scalo della darsena, dove li attendeva una barca per trasportarli nel
vicino porto al piroscafo sul quale il generale contava prendere imbarco per Nizza. Il tempo nebbioso e fosco ostacolava la vista, perciò né i due amici inseparabili, né
forse gli stessi barcaioli che dovevano trasportarli, si erano accorti della presenza di alcune persone che si accostavano cautamente a quel gruppo e che probabilmente lo seguivano da tempo. Mentre cosi il Crenneville e l'Inghirami stavano per scendere in barca, due individui piombavano all'improvviso addosso al generale ferendolo con un colpo di pugnale al volto; essendosi intromesso il console, veniva pure aggredito con una coltellata che lo freddava. H primo fu salvo, per puro caso, essendo gli aggressori fuggiti prima di ripetere il colpo, per paura di essere riconosciuti. Mentre nei buoni termini della convenienza e della diplomazia, il Re come pure il Governo d'Italia, esprimevano a Vienna il loro rincrescimento per quel fatto, le autorità di Livorno procedevano dietro istruzioni superiori con la massima energia alla ricerca dei colpe* voli, traendo in arresto quattordici individui grandemente indiziati, come informava al Parlamento il ministro dell'interno in risposta ad una domanda rivoltagli dall'ono­revole Massari. In quello scorcio di maggio gli imputati di quel misfatto venivano trasportati dalle carceri della Questura al Tribunale: gravi indizi erano stati raccolti contro di loro in seguito a frequenti ed accurate perquisizioni.
Il Crenneville, curata la ferita alla prima farmacia vicina, ritornava all'albergo e per qualche giorno non si fece più vivo: la ferita era più grave di quanto si volesse far credere. NeDa notte del 28 partiva per Firenze col viso ancora bendato, seguito per precauzione da un delegato di pubblica sicurezza e da qualche guardia travestita. Il ano soggiorno nella capitale doveva essere però breve, partendo egli tosto per Ve­nezia e per l'Austria, ricusando ogni scorta. Con la sola compagnia di un colonnello addetto alla legazione austriaca di Firenze, egli giungeva cosi il 29 a Vienna, ancor sofferente e malconcio.
L'Inghirami, raccolto ed adagiato su alcune tele da vela, moriva quasi subito; la sua salma con modeste esequie veniva sepolta nel camposanto della -Misericordia di Livorno.
La Corte suprema di Cassazione di Firenze nella sua seduta del 12 giugno, deci­deva che la causa, la quale si andava istruendo, dovesse aver luogo per motivi di sicu­rezza pubblica presso la Corte di assise di Siena.
Il 20 giugno il popolo di Livorno veniva convocato dai rappresentanti dei partiti democratici al teatro Goldoni ad un comizio presieduto da Ferdinando Piccini. Dopo aver brevemente esposto lo scopo di quel raduno, il presidente invitava tutti coloro 1 quali avevano sofferto durante l'occupazione austriaca i maltrattamenti del gover­natore a volerli esporre: tale documentazione subito iniziata divenne poi rilevantis­sima. Molti furono gli oratori in quel giorno, fra cui F. D. Guerrazzi che con la sua irruente ed avvincente parola esaltante il nobile contegno di Livorno contro il suo feroce aguzzino, doveva strappare il consenso entusiastico del folto pubblico. Egli accet­tava pure di far parte di un comitato di cittadini coll'incarico di scrivere un memoriale.