Rassegna storica del Risorgimento

BELGIO
anno <1949>   pagina <203>
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Italiani a servizio dell'esercito belga 203
comandate dall'Argoud e lodato l'energico e valoroso ufficiale, mentre Carlo Rogier confermava il giudizio de' giornali e de* superiori, annotando che l'Argoud aveva dato prova di grandi qualità al comando dèDe batterie in servizio della piazza. Questa annotazione accompagna una domanda dall'Argoud diretta al ministro della guerra il 23 settembre 1831, riguardo al suo brevétto di capitano che tardava a divenire defi­nitivo. Si può dire dunque che se non la persecuzione, almeno l'ingiustizia e l'ingrati tudine avevano già cominciato a manifestarsi verso questo volontario straniero. Né sembravano volere arrestarsi, perchè il 27 ottobre 1831 l'Argoud dirigeva una nuova domanda al ministro, colla quale chiedeva ancora una volta il brevetto definitivo, osservando che altri lo avevano già ottenuto, sebbene avessero reso al paese meno servizi di lui, che benché mutuato comanda da cinque mesi il posto il più importante del Belgio e perciò era dégno della protezione del ministro. Ma il rapporto del colonnello Buzen, seguito dalla condanna, deve aver convinto l'Argoud quanto poco debbasi contare sulla gratitudine degli nomini. Fortunatamente egli non si lasciò abbattere dallo sconforto, ma ricorse immediatamente alla Corte superiore della giustizia mili­tare di Bruxelles, la quale, con sentenza del 9 dicembre 1831, annullava completamente il giudizio del tribunale militare d'Anversa ed ordinava l'immediata liberazione dei-FArgoud. Questi otteneva cosi piena ed intera giustizia che i giudici di Bruxelles non gli lesinarono davvero, come si potrebbe forse supporre, e non risparmiarono severe critiche al colonnello Buzen, il quale aveva agito tanto inconsideratamente, fino a mostrare d'ignorare che l'Argoud, oltre il comando del forte del Nord, aveva anche quello delle batterie adiacenti, che doveva logicamente sorvegliare. Infatti l'Argoud aveva fin dal momento della sua prima nomina, stabilito, d'accordo col comando superiore, il proprio alloggio presso la batteria detta oc Bonnct du prètrc ed eseguendo l'ordine del Buzen sarebbe stato costretto a limitare la propria sorveglianza aduna sola parte delle fortificazioni, compromettendo così la sicurezza delle altre. Se il colon­nello Buzen ignorava la vera situazione dell*Argoud non potevasi farne colpa a questo, dice la sentènza dei giudici di' Bruxelles, la condotta del quale era stata conforme alle necessità dei comandi affidatigli e che perciò non era possibile parlare d'abbandono di posto, né di disobbedienza. Egli, scrivevano i giudici, non ha commesso nessun atto d'ìndiscipuna e lo dichiaravano a completamente innocente dei delitti d'abbandono di posto e di rifiuto d'obbedienza agli ordini del suo superiore.
Quaranta giorni di detenzione aveva sofferto l'Argoud quando gli fu resa giustizia, com'egli scriveva il 15 di quello stesso mese di dicembre, chiedendo ragione al re d'un altro grave provvedimento preso a suo carico. Infatti, al riordinamento dell'esercito, egli era stato per decisione del colonnello L'Olivier, privato del grado di capitano che gli era stato attribuito per decreto del Reggente e col quale aveva esercitato le impor­tanti funzioni alla difesa d'Anversa. Poiché i superiori) presso i quali aveva reclamato, gli avevano risposto che la misura era stata generale, l'Argoud affermava che, invece* molti de' suoi colleghi avevano ricevuto la conferma del grado di capitano e che ne' suoi Tjgttnrdi non potevasi parlare dì misure disciplinari giacché lo Corte superiore di giustizia l'aveva completamente lavato da ogni accusa. Sembra però che qualche mac­chinazione agisse contro il bravo ufficiale, parchi quasi un anno più tardi, non aveva ancora ottenuto giustizia, come lo prova una lettera del colonnello comandante la provincia di Limhurgo diretta al ministro della guerra il 17 settembre 1832, de Hasselt. Esponendo al mitiist.ro con quale alancio l'Argoud fosse venuto, nel 1830, a mettersi a servizio del Belgio e come avesse avuto dal generale Nypels un brevetto provvisorio di capitano, col quale aveva servito nel 12 reggimento di fanteria, il colonnello ricordava